Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan vorrebbe intervenire sulle pensioni ma ad una condizione: mantenendo gli equilibri finanziari senza far si che i conti pubblici ne risentano.
Tuttavia il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha un altro piano in mente: flessibilità in uscita in cambio di riduzione dell’assegno per chi vuole andare in pensione passando mediante le maglie rigide della legge Fornero.
Renzi lo ha dichiarato pochi giorni fa alla stampa, ma il suo progetto non è del tutto una novità. Già nel maggio scorso, anche dopo il “siluro” della Corte costituzionale che ha ripristinato l’indicizzazione delle pensioni con il costo di un paio di miliardi sul conto-previdenza dello Stato, aveva annunciato per la legge di Stabilità del 2016 un intervento. “Libertà e disponibilità per la nonna che si vuole godere il nipotino”, aveva detto con la solita efficace immagine.
Per la soluzione flessibilità del resto pressano sindacati e minoranza interna del Pd. Senza contare che una delle proposte di legge più discusse nelle ultime settimane porta due firme di peso: del presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano e del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Il problema sono i costi: il testo prevede di poter anticipare a 62 anni, invece che agli attuali 66 anni e tre mesi (66 e sette mesi nel 2016) l’uscita in pensione.
L’opzione per la flessibilità costerebbe il 2 per cento per ogni anno e dunque qualora fosse esercitata per quattro anni comporterebbe una penalizzazione dell’8 per cento. Su costo si discute, ma si dovrebbe andare, secondo i proponenti, sotto i 4 miliardi (tenendo conto solo dei pensionati che aderiranno).