L’economista americano Nouriel Roubini, co-fondatore e presidente della Roubini Global Economics, è in Italia per il consueto appuntamento annuale al Workshop Ambrosetti di Cernobbio. Il guru dei mercati finanziari, famoso per aver previsto con largo anticipo la crisi dei mutui subprime e il crollo dei mercati del 2008, si è soffermato sull’attuale situazione economica e politica dell’Italia. Roubini ha una prospettiva non particolarmente ottimistica sulla zona euro, a causa dell’instabilità politica italiana. L’esperto ha dichiarato che “la situazione politica italiana è un rischio tsunami per i mercati europei”.
Secondo Roubini in Italia siamo soltanto all’inizio di una pericolosa tempesta politica, in grado di contagiare il resto dell’Europa nei prossimi mesi. Le dichiarazioni dell’economista fanno da contraltare a quelle rilasciate ieri da Mario Draghi. Il presidente della Bce ha rassicurato gli investitori internazionali sulla stabilità dell’Italia. Il numero uno dell’Eurotower ha affermato che l’Italia proseguirà sul cammino delle riforme e dell’aggiustamento fiscale. Roubini sembra pensarla diversamente e ha sottolineato come il voto italiano sia contro la politica di austerità imposta dall’Europa e dalla Germania.
Roubini ritiene che lo scenario di nuove elezioni entro sei mesi possa generare una depressione economica, in quanto gli investimenti diminuirebbero mentre la disoccupazione rischierebbe di raggiungere livelli socialmente inaccettabili. Secondo l’esperto c’è il rischio che la nuova maggioranza del Parlamento italiano possa schierarsi contro le politiche di austerity dell’Europa, creando i presupposti per un pericoloso scontro tra Italia, Germania e Bce. Roubini ha suggerito poi la ricetta anti-crisi, per uscire dalla fase di recessione che sta interessando l’intera area euro.
Secondo l’economista americano, la Bce dovrebbe tagliare i tassi di interesse, proseguire con le operazioni di rifinanziamento a lungo termne LTRO e adottare un programma di allentamento monetario. Roubini fa notare come la Bce sia indietro rispetto alle altre banche centrali, che invece stanno adottando da tempo politiche economiche molto aggressive come nel caso del Giappone e degli Stati Uniti.