In un working paper redatto da Edda Zoli, economista del Fondo Monetario Internazionale, sono contenute alcune indicazioni per l’Italia al fine di evitare di entrare in una spirale negativa di instabilità politica e permanente debolezza economica. Il Fmi consiglia ai politici italiani di ridurre il più possibile le criticità del paese, altrimenti l’Italia rischia la sfiducia dei mercati. Secondo l’istituto monetario di Washington, l’elevato debito sovrano italiano e la grossa fetta di titoli pubblici in mano a non residenti ha finito per aumentare l’impatto dell’appetito per il rischio degli investitori sullo spread.
Il Fmi fa notare come la volatilità sul differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani decennali e quelli tedeschi di pari scadenza sia aumentata sensibilmente a partire dalla metà del 2011, quando è scattato l’allarme sulla stabilità dell’area euro e sulle criticità specifiche dei singoli paesi. Il rialzo dello spread Btp-Bund ha generato una forte stretta del credito (credit crunch), mettendo in grosse difficoltà soprattutto le piccole e medie imprese.
► COME GUADAGNARE NELL’ERA DELLO SPREAD
Il Fmi sottolinea come l’andamento dei prestiti alle Pmi sia stato condizionato dalla crescita dello spread. In particolare viene rimarcato il fatto che a novembre 2011 c’era ancora una crescita tendenziale dei prestiti alle Pmi dello 0,4%, ma nello stesso mese del 2012 c’è stato un clamoroso crollo del 5,9%. La concessione di credito alle imprese è diminuita in modo eccessivo, anche a causa della debolezza della domanda domestica e per le difficoltà nella raccolta. Secondo tecnici di Washington i problemi di funding sono stati evidenti sul finire del 2011, quando lo spread Btp-Bund toccò i massimi storici di 575 punti base.
In quell’occasione sono iniziati grossi problemi di funding per le banche italiane, mentre nel 2012 il principale fattore di rallentamento del credito alle imprese è stata la recessione. Secondo quanto affermato dagli esperti del Fmi, i movimenti dello spread Btp-Bund si trasmettono velocemente ai costi del credito delle imprese. Secondo lo studio del Fmi, circa il 30-40% dell’aumento dello spread viene trasmesso a tassi di interesse sui prestiti alle aziende nel giro di 3 mesi e il 50-60% nel giro di 6 mesi.