Dopo l’attesa trimestrale Apple (soddisfacente per quanto è stato fatto, ma con qualche preoccupazione per quel che sarà), giunge agli stakeholders un’altra trimestrale di particolare importanza nel mondo hi-tech e ICT: Microsoft. Cerchiamo dunque di comprendere come si sia chiuso il secondo trimestre fiscale della compagnia americana, in grado di tradurre in un calo dell’utile netto l’evoluzione commerciale degli ultimi tempi.
La società statunitense ha infatti registrato una flessione dell’utile netto del 3,7 per cento a 6,38 miliardi di dollari, contro i 6,62 miliardi di dollari conseguiti nello stesso periodo dello scorso anno. Il dato risente, in maniera evidente, delle deboli vendite legate alle divisioni business ed entertainment, in grado di controbilanciare i buoni risultati conseguiti dalla divisione core Windows (vedi anche Record Apple: dietrofront su precisazioni Microsoft).
Bene l’andamento del giro d’affari, con un fatturato in crescita del 2,7 per cento a 21,46 miliardi di dollari, lievemente sotto i 21,53 miliardi di dollari frutto delle previsioni degli analisti. Ancora, le spese operative sono cresciute del 10 per cento.
I dati relativi al trimestre in oggetto forniscono altresì i primi responsi relativi alla pubblicazione del nuovo sistema operativo Windows 8 e del tablet Surface (presentati in una conference a fine ottobre 2012). Stando a quanto elaborato dalla società, i due prodotti avrebbero contribuito all’aumento dei ricavi della divisione Windows per l’11 per cento.
Positivo il trend delle vendite dei Windows Phone, che conseguono un ritmo superiore a ben quattro volte rispetto allo scorso anno, con download di app pari a più di 100 milioni di unità.
Tra le principali dichiarazioni del top management societario, si annovera quella di Peter Klein, dettosi soddisfatto delle buone vendite dei personal computer grazie – soprattutto – all’incremento delle richieste dal settore business, in grado di consolidare un trend di sviluppo più dinamico rispetto a quello dei consumatori. Molto positivo anche il contributo dei mercati emergenti, come era lecito attendersi.