Il 52% di chi fa impresa è stato motivato dalla fiducia in se stesso e dal desiderio di affermarsi. Insomma, una vera e propria scelta di vita. Lo afferma Unioncamere che, in una recente ricerca del proprio Centro Studi, presenta l’identikit dell’imprenditore. Non è, però, un quadro tutto a tinte rosa, quello che emerge dallo studio dell’organismo camerale. Infatti, in oltre il 34% dei casi più che da una scelta, la decisione di mettersi in proprio è stata ispirata da pura necessità, dopo aver perso un lavoro dipendente.
Il titolo di studio dell’imprenditore medio, in base alla stessa ricerca, è il diploma; la sua età oscilla tra i 30 e i 40 anni; il suo sesso è maschile.
Lo studio è stato effettuato su un campione di 5.200 aziende attive nel 2010. In particolare, la fascia d’età compresa tra i 31 e i 4o anni costituisce il 41,3%; al di sotto dei 30 anni si attesta il 24,4% del campione; coloro che hanno tra i 41 e i 50 anni costituiscono il 23,4% mentre tra gli over 50 si trova il 9,7% degli interpellati. Le donne restano ancora una minoranza: rappresentano, infatti, il 26,6% di chi si lancia nella sfida dell’imprenditoria contro il 73,4% di uomini. Tra i titoli di studio, il 45% ha un diploma di scuola superiore, il 17% ha una laurea, il 16% ha una qualifica professionale mentre il 22,5% non termina la scuola dell’obbligo.
Ma lo stesso possesso dei titoli di studio varia e dipende dai settori di appartenenza. Per esempio, l’edilizia resta un mondo ancora col fiocco azzurro. E’, infatti, del 90% la percentuale degli uomini mentre le donne costituiscono oltre il 50% di chi opera nei servizi alla persona, segno, questo, di una cultura ancora legata a vecchi schemi.
Diverse, naturalmente, le ragioni che hanno spinto i neoimprenditori a scegliere di guidare un’azienda, sia come titolari che come soci di maggioranza. Il 27% è stato motivato da una precedente esperienza maturata, dalla fiducia in se stessi e nelle proprie idee; il 25% dall’insoddisfazione per il precedente lavoro e dal desiderio di affermarsi dal punto di vista personale e professionale. Ma, accanto a loro, c’è un 24,7% costretto a cercare un’altra strada lavorativa dopo un licenziamento o, più semplicemente, dopo una ricerca senza successo del sempre ambito posto fisso. Infine, il 9,3% ha colto al volo un’occasione proprizia nell’impresa per la quale già lavorava.