I sei mesi che sono passati dalla devastante esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico non hanno ancora cancellato gli effetti provocati dalla cosiddetta marea nera: in particolare, i danni finanziari sono consistenti e tra i soggetti più colpiti non poteva che esserci British Petroleum, la compagnia britannica responsabile del disastro, la quale ha annunciato proprio in questi giorni un utile netto di poco inferiore agli 1,8 miliardi di dollari nel terzo trimestre. Si tratta di una rilevazione preoccupante, visto che la stessa Bp ha perso oltre 66 punti percentuali in un anno, con il bilancio è stato gravato soprattutto dai costi sostenuti per risolvere questa situazione. In tal caso, si parla di 39,9 miliardi di dollari come somma totale per contenere le perdite nell’area: influenti sono state anche le spese destinate agli stati rivieraschi. La società ha comunque presentato questo conto salato a Mitsui Oil Exploration, unità petrolifera dell’omonima azienda giapponese, un tentativo disperato di salvare il salvabile.
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