Siamo dinanzi alla più grossa crescita mai fatta registrare dal nostro Paese, per quanto concerne il Voucher lavoro.
Sono più di due milioni e mezzo i lavoratori italiani che dal 2008 allo scorso anno sono stati pagati con ticket da 10 euro lordi (7,5 netti). Una sperimentazione del sistema che dura da più di otto anni. Inizialmente il ticket rappresentava una remunerazione per lavori a (breve) tempo determinato. Lo disciplinava la riforma Biagi del 2003.
Oggi, invece, il buono lavoro ha anche altre caratteristiche e supera record su record. Sono 115 milioni i biglietti venduti, da comparare al mezzo milione del 2008. Un autentico exploit, dunque.
Guardando agli ultimi anni, tra il 2013 e il 2015 i datori di lavoro che hanno scelto i voucher sono raddoppiati fino ad attestarsi a 473 mila. Sia il numero dei ticket che i lavoratori pagati così sono invece quasi triplicati.
A rivelarlo è una ricerca effettuata da Inps-Veneto Lavoro:
Il tasso del turn-over – dunque i nuovi lavoratori – è stato del 60-70% ogni anno, con un tasso di ripetizione del 50%, ovvero la probabilità di essere pagati con il ticket anche l’anno successivo. Una quota consistente di lavoratori, il 20%, una volta entrati nel sistema dei voucher c’è poi anche restato. Un fenomeno comunque rilevante, se si pensa che tra 2008 e 2015 ben 816 mila committenti hanno utilizzato questo tipo di buoni per remunerare il lavoro. Erano poco meno di 10 mila nel 2008. Dal 2012 ne sono entrati circa 100 mila nuovi all’anno. Nel 2014 e 2015 il doppio (215 mila e 233 mila). Il 60% dei datori lavoro sembra affezionato a questo tipo di paga, visto che la usa per più anni. Liguria, Puglia e Calabria sono le regioni con i più alti indici di crescita dei committenti.