Per chi ancora non avesse ben chiaro cos’è il TFR e che cosa è cambiato con l’ultima riforma: il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, quella che comunemente viene chiamata liquidazione. Da qualche tempo a questa parte è possibile decidere come usare il TFR. la prima opzione è ovviamente quella di lasciarlo all’azienda, come previsto nella vecchia normativa. In alternativa è possibile destinare il TFR a dei fondi complementari cosicchè la liquidazione potrà andare ad integrare la pensione pubblica.
La terza opzione è invece offerta da banche ed assicurazioni. Quasi tutte le banche offrono fondi di pensione e fondi di investimento del gruppo a cui appartiene la banca. Quando uno va alla propria banca e chiede un consiglio su come destinare il proprio TFR è molto probabile che la banca consigli come soluzione il fondo del suo gruppo con evidente conflitto di interesse.
Stesso discorso vale per le assicurazioni, che possono proporvi dei PIP (piani individuali pensionistici) ma la scelta deve essere ovviamente valutata con attenzione. Le offerte che banche ed assicurazioni sono molte e variegate e non è facile orientarsi tra le diverse proposte.
La scelta può essere quindi tra fondi aperti, fondi negoziali e PIP. I fondi aperti sono fondi direttamente istituiti dal gruppo bancario o da compagnie assicurative che si rivolgono a tutti i tipi di lavoratori. L’adesione può essere fatta individualmente o a livello colletivo. La loro tassazione è dell’11% ed al termine dell’investimento ve ne verrà restituito un 50% in capitale ed il resto in rendita mensile o annua. Il loro funzionamento rispecchia quello dei fondi comuni di investimento.
E’ possibile anche scegliere fondi negoziali (o chiusi). Vengono stipulati collettivamente e raggruppano i lavoratori di un settore, di una regione o di un’impresa. In questo caso i costi a carico del lavoratore sono molto bassi (o,20% contro un minimo del 2% per i fondi aperti) e su di loro viene imposta la garanzia della Banca d’Italia. I fondi chiusi si rivolgono a gestori esterni come banche ed assicurazioni, il chè per loro rappresenta un bottino non indifferente e dovrà essere calcolata tra gli svantaggi la possibilità (per niente remota direi) che queste facciano i loro interessi.
E’ possibile inoltre scegliere di trasferire il TFR in un PIP (Piano Individuale Previdenziale) o FIP (Forme Individuali pensionistiche) offerto dalle compagnie assicurative. I vantaggi di questi ultimi sono principalmente la libertà di versamento ma sono stati accusati di avere costi elevati. Prima della riforma le prime rate arrivavano fino al 90% del totale delle commissioni, mentre ora sono state costrette a ridurre i costi.
Nel 2006 i Pip registrati da Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) erano 960 mila circa; nel 2007 se ne sono aggiunti 300 mila. Tra le compagnie più attive abbiamo Generali ed Allianz, che offrono sia Pip che fondi aperti.
Secondo i dati per l’anno 2007 gli iscritti ai fondi chiusi negoziali sono 1,87 milioni (il 23% del totale potenziale); con i fondi aperti e le polizze si arriva d un 33% (del totale potenziale) che ha deciso di smobilitizzare il TFR. I fondi chiusi nel 2007 hanno reso l’1,77% contro il 2,83% del Tfr e tra i migliori abbiamo Alifond bilanciato (3,25%) e Marco Polo bilanciato (3,44%).
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