Google costretta a spezzettarsi? E questo quello che gli analisti pensano possa accadere. Soprattutto se le autorità americane continueranno lungo questo percorso per cercare di tutelare il mercato.
Di cosa è accusata Google
Di tutto ciò, negli Stati Uniti, si occupa il Dipartimento di Giustizia e a quanto pare avrebbe messo Google sotto la lente di ingrandimento. Un po’ come accadde 20 anni fa con Microsoft che rischiava di essere spezzettata in tante piccole parti per cercare di mantenere la concorrenza a un livello accettabile.
Va detto che in questo momento il tema è tornato in forte risalto per via della sentenza emessa dal giudice Amit Mehta, che lo scorso 5 agosto ha sentenziato che Google avrebbe monopolizzato illegalmente il mercato degli annunci e della ricerca online. Secondo il giudice Google avrebbe pagato fino a 26 miliardi di dollari per assicurarsi che il suo motore di ricerca fosse utilizzato come predefinito sui dispositivi e nel browser web.
Inutile dire che il colosso di Mountain View ricorrerà in appello. Ma va detto anche, allo stesso tempo, che è stato imposto dalla Corte di dar via alla “seconda fase”. Quale? Quella che prevede le proposte da parte del Governo per ritornare a uno stato di equilibrio nella concorrenza. E che potrebbe riguardare proprio il suddetto e ipotizzato spezzatino. Soprattutto per quel che riguarda le parti collegati ad Alphabet.
Se dovesse avvenire questo smantellamento forzato di Google, si otterrebbe il più grande da quello di AT&T occorso negli anni ’80. Come ha reagito il mercato a queste notizie? Forse non benissimo, se pensiamo che Alphabet ha perso fino al 4%, scendendo sotto i 2000 miliardi di capitalizzazione in una giornata abbastanza tranquilla.
Ecco le diverse ipotesi prese in considerazione
Quali sono le ipotesi al vaglio del Governo? Si pensa che se il Dipartimento di giustizia dovesse continuare lungo questo percorso, le unità che verranno dismesse saranno quelle legate a Chrome e Android. Si sta pensando, inoltre, anche a una vendita forzata di Google ads, la piattaforma degli annunci pubblicitari.
Questo ovviamente lo scenario che prevede le soluzioni più drastiche. Si potrebbe infatti portare Google a condividere l’invio obbligatorio di più dati con i motori di ricerca concorrenti come Duckduckgo e Bing. Accompagnato da misure legate al mantenimento di una concorrenza equilibrata nel campo dell’intelligenza artificiale.
Qualsiasi sarà la soluzione presa in considerazione dovrà passare al vaglio del giudice Mehta per l’approvazione. Lo ripetiamo: si starebbe pensando anche alla dismissione del sistema operativo Android. E in quel caso ne accadrebbero delle belle. Essendo quello utilizzato su oltre il 70% di dispositivi mobili a livello globale.