Banca Carige è in pieno controllo da parte di Vittorio Malacalza: lo decretato l’assemblea dei soci nella quale l’industriale ha ottenuto la maggioranza assoluta facendo propri sette degli undici posti del consiglio di amministrazione.
Questo significa anche un importante cambiamento di assetti: è scontata l’uscita dell’ad Paolo Fiorentino che lascerà il posto a Fabio Innocenzi. Pietro Modiano diventerà il nuovo presidente. Ovviamente anche le strategie alla base della governance cambieranno e da quanto si è capito andranno in direzione opposta a quella auspicata nell’immediato dalla Banca Centrale Europea: Malacalza ha infatti già fatto sapere che intende prima sistemare i conti e poi pensare ad una fusione, sottolineando che se serve un aumento di capitale si farà in modo tale di ottenerlo.
Non parliamo a priori di un’aggregazione. Un buon cda valuta le situazioni, le esamina, le porta al regolatore. È prematuro parlare di fusioni, [ma] se se serve un aumento, faremo la nostra parte. Con nostra delusione, l’attuale amministratore delegato non ha saputo portare avanti il processo di cambiamento con la determinazione da esso richiesta. I numeri certificano l’insuccesso dell’attuale gestione. Ha fallito, dare la colpa alla governance è il comodo paravento per dare ad altri le responsabilità quando la sola via d’uscita è indicata in una inesistente e improbabile aggregazione non si sa con chi.
Quel che è certo è che da oggi, messo il punto su questa lotta intestina è arrivato per Banca Carige il tempo di riprendere in mano le redini della sua esistenza e rinascere dalle propri ceneri.