Colpo di scena nella questione Carige-Bper: il Fitd, il Fondo interbancario di garanzia dei depositi, ha detto no all’offerta non vincolante della banca emiliana, ritenendola non adatta alla situazione e quel che c’è in ballo per quel che concerne l’istituto ligure.
Richiesta di ricapitalizzazione troppo alta
Il Fitd è azionista all’80% di Banca Carige e per come è stata formulata ha preferito rifiutare quella che è apparsa essere una offerta non all’altezza di quelli che sono i bisogni dell’istituto. Essa infatti prevedeva una ricapitalizzazione di tipo preventivo di un miliardo e il pagamento simbolico di un euro per l’acquisizione dell’88,3% della banca ligure nel quale era compreso anche l’8,3% di Cassa Centrale Banca, alla quale sarebbe dovuto seguire il lancio dell’Opa con un esborso pari a 70 milioni.
Ufficialmente il Fondo Interbancario di garanzia dei depositi ha motivato la sua decisione evidenziando come “il livello di ricapitalizzazione richiesto non risulta conforme alle previsioni statutarie dell’articolo 35 dello Statuto relative agli interventi del tipo in questione“: in poche parole la richiesta di aumento di capitale fatta dall’istituto emiliano superava quelli che erano i limiti che il Fondo si è giustamente imposto per non trovarsi protagonista in maniera preventiva di ricapitalizzazioni troppo costose.
Deve essere ricordato che infatti il Fitd ha già erogato circa 700 milioni per Carige e anche tenendo in considerazione quella che è la flessibilità che il suo statuto possiede un miliardo rimane una cifra ancora troppo alta, tenendo conto che per il 2021 sarebbero eventualmente disponibili circa 500 milioni che potrebbero essere incrementati di un ulteriore 20%. E’ per tale ragione, che viene spiegato su Repubblica, che la proposta è stata bocciata.
Una presa di posizione che ha stupito molti
Parlando più generalmente della presa di posizione, ovvero del no detto dal Fondo, per molti è giunto come una sorpresa: non si è pensato infatti che sarebbe prevalso alla fine il vincolo statutario che ha impedito proprio che si potessero consultare le carte. Il Fondo sembra non abbia chiuso a eventuali discussioni riguardanti una possibile acquisizione a patto che vengano modificate le condizioni di partenza, ovvero l’aumento di capitale preventivo di tale portata.
Va detto che ieri il rifiuto ha colpito in negativo entrambe le banche visto che Carige ha perso il 2,37% mentre Bper il 4,25%. Forse la decisione del fondo doveva essere previsto dato che nel corso della mattinata di ieri l’amministratore delegato di Carige Francesco Guido aveva sottolineato che Carige non aveva bisogno “di essere salvata” dato che nonostante alcune criticità ancora presenti la banca genovese ha mostrato in questi mesi importanti segni di ripresa.