La zona euro è probabilmente ad un bivio. La crisi bancaria in Spagna, le elezioni in Grecia, la recessione e l’effetto-contagio sembrano essere i fattori in grado di mettere definitivamente in ginocchio la farraginosa struttura dell’unione monetaria europea. Alla Spagna è stato promesso un aiuto fino a 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche. Tuttavia, il debito pubblico di Madrid – che a fine 2010 era al 61,2% del pil – dovrebbe attestarsi al 90-95% del pil entro fine anno.
Secondo Credit Suisse si arriverà al 106% nel 2014 e a quel punto sarà necessaria una stretta fiscale pari al 9% del pil solo per evitare nuovi aumenti del debito. Lo spread spagnolo viaggia poco sotto i massimi storici e ormai sta per raggiungere i livelli di stress oltre i quali diventa quasi inevitabile il ricorso ai fondi salva-stati europei (ESM e EFSF). Secondo JP Morgan, la Spagna potrebbe aver bisogno di circa 350 miliardi. Ciò vuol dire che per l’Italia e gli altri paesi non ci sarebbero più fondi.
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Poi c’è la Grecia. Se dopo le elezioni di domenica uscirà vittoriosa una coalizione anti-euro, Atene uscirà dall’unione monetaria creando i presupposti per un effetto-domino incontrollabile. Senza contare che quasi tutti i paesi europei sono in recessione e che le agenzie di rating dovrebbero tagliare il giudizio a junk su tutta la periferia europea e le triple A dei paesi più solidi (Germania in primis). Per difendersi dallo scenario peggiore, ma che al momento non può essere più considerato “fanta-economia”, il risparmiatore ha poche alternative tra i cosiddetti “beni rifugio” da inserire nel proprio portfolio.
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Innanzitutto, dal lato obbligazionario andrebbero privilegiati i titoli di stato di Germania, Stati Uniti, Svizzera e, in misura minore, Gran Bretagna. L’obiettivo è parcheggiare la liquidità, non ottenere remunerazione sul capitale. Sul fronte valutario il dollaro americano diventerebbe la moneta sulla quale puntare nel medio termine, ma anche il franco svizzero dovrebbe staccarsi dal “peg” contro euro e viaggiare a ritmi molto elevati. L’azionario andrebbe inizialmente evitato, mentre sarebbe opportuno puntare in piccola parte anche sull’oro: il metallo giallo, in caso di crack dell’euro, potrebbe recuperare l’appeal di bene rifugio come accadeva negli scorsi anni.