Tempi di crisi? Non solo, o non sempre. La recessione è realtà, la recessione avanza. Cassa integrazione e disoccupazione aumentano, in Italia. I consumi si arrestano, e i saldi in corso vivono di analisi contrastanti. Insomma, la situazione non è rosea.
Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa, l’organismo associativo costituito dalle principali Aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità, col pessimismo non va d’accordo, anzi.
Nelle prime due settimane di dicembre, Mediaworld ha venduto 20 mila televisori a schermo piatto da 42 pollici. Vuol dire che la gente trascorre più tempo in casa davanti alla tv. Questa è un buona notizia per chi comunica attraverso questo mezzo. Inoltre, nel 2008 gli acquisti su Internet sono raddoppiati. Il regalo di Natale, perciò, si è comprato anche online. E questa è un’ opportunità per quella stampa che fa sinergie con la rete
Insomma, di pubblicità ancora si vive. E in pubblicità ancora si investe. Con buona pace di tutti i catastrofisti: quelli che non credono più agli investimenti sul piccolo schermo, e ancora meno sulla carta stampata (che però può usufruire delle sinergie con la Rete).
Per Sassoli, il momento è “propizio” per ridurre utili e dividendi, aumentare gli investimenti e quindi prepararsi alla ripresa. La vera frontiera è Internet, banalmente: la crisi c’è, ma la raccolta pubblicitaria online non ha arrestato la sua crescita. Ecco i dati e le statistiche per il 2008.
Per Nielsen, nei primi 10 mesi dell’anno c’è stata una crescita del 18,5% della spesa in pubblicità online: 258 milioni rispetto all’ottobre dell’anno scorso.
Non solo Internet. La radio non se la cava male, infatti: gli investimenti ammontano a più di 406 milioni, con una crescita del 4,4%. La Tv cresce dello 0,7% a ottobre. La stampa, in termini di dati, va male: i quotidiani subiscono un calo del 3,5%, i periodici, addirittura, del 5,6%.
Ma proprio qui arriva l’ottimismo del presidente dell’Upa:
Il 60% delle 170 grandi aziende associate all’Upa quest’anno sta aumentando gli investimenti in pubblicità
D’altra parte, uno studio McKinsey ricorda che, durante la recessione del ’91, le prime aziende ad uscirne sono state le imprese che hanno investito nella fase critica. Ci vuole coraggio, insomma.