Investimenti sui titoli di stato francesi sconsigliati da Natixis

 Secondo la banca d’affari francese Natixis, appartenente al gruppo Banque Populaire e Caisse d’Épargne (BPCE), l’attuale contesto di mercato è favorevole per essere “lunghi sull’Italia e corti sulla Francia”. Secondo Patrick Artus, chief economist di Naxitis e consigliere economico del governo transalpino, “l’attuale differenziale della curva dei rendimenti italiani rispetto alla curva francese consente un buon ritorno sui titoli di stato italiani in prospettiva dell’atteso restringimento, ma i vantaggi dell’Italia non sono soltanto finanziari”. A pesare sull’andamento degli Oat francesi è senza dubbio anche l’incertezza legata alle elezioni presidenziali, che contrappongono Nicolas Sarkozy a Francois Hollande.

Il presidente in carica è stato sconfitto di poco nel primo turno, anche se la partita resta aperta. Hollande ha promesso una maggiore attenzione alle politiche sociali ma allo stesso tempo anche la riduzione del deficit pubblico, cioè due sfide molto contradditorie tra loro che potrebbero aumentare l’incertezza sui mercati. Anche altre banche d’affari consigliano di stare alla larga dalla Francia, come Credit Suisse e Ubs. Venerdì lo spread Oat-Bund si è spinto fino a 150, per poi ripiegare a 138 in chiusura.

COME PROTEGGERSI DALLA VOLATILITA’ DEI MERCATI

Tuttavia, le tensioni sugli Oat potrebbero ancora aumentare e portare il differenziale fino a 180, cioè i top assoluti toccati a novembre 2011. Gli investitori stanno alzando la guardia e anche la borsa parigina è sotto pressione negli ultimi giorni. L’incognita delle presidenziali è decisamente il fattore di maggiore incertezza per la Francia. L’eventuale vittoria di Hollande potrebbe creare forti preoccupazioni tra gli investitori, considerando che il rinnovo del parlamento avverrà a giugno e che quindi potrebbe esserci una doppia maggioranza.

AUMENTA IL COSTO PER ASSICURARSI DAL FALLIMENTO DI SPAGNA E ITALIA

La Francia resta, però, l’unica in grado di tenere il passo della locomotiva tedesca, anche se nel 2013 il divario dovrebbe ulteriormente aumentare. Preoccupa la disoccupazione al 10%, il debito vicino al 90% del pil e il deficit pubblico del 4,6%, che potrebbe indurre Moody’s e Fitch a rivedere il giudizio di massima affidabilità creditizia del paese nel medio termine (S&P ha già tagliato il rating AAA lo scorso febbraio).

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