L’assemblea degli azionisti di Mediaset ha dato il via libera al riassetto della società: come previsto dal progetto annunciato a giugno, sarà possible eseguire sia la fusione con Mediaset Espana sia la nascita della holding MediaForEurope. Un voto che non è andato giù a Vivendi che lo definisce illegale.
Via libera a fusione per Mediaset
Come spiegato nei giorni scorsi dopo il ricorso vinto da Vivendi contro la sua iniziale esclusione dall’assemblea odierna, per ottenere il si al riassetto Mediaset aveva bisogno “solo” del voto affermativo da parte di due terzi degli aventi diritto: obiettivo raggiunto grazie al sì ottenuto dal 78% dei presenti. La rabbia di Vivendi è comprensibile data la storia della sua permanenza in Mediaset: la sconfitta contro i soci italiani è stata netta non solo in questa specifica occasione. E’ necessario ricordare che lo scorso aprile è stata privata del diritto di voto in relazione sia alla propria partecipazione diretta pari al 9,98%, sia attraverso Simon Fiduciaria che possiede il suo ulteriore 19,94%.
Una mossa del cda che non ha fatto altro che inasprire il conflitto già in atto e che con in via libera al riassetto di Mediaset e le sue conseguenze di oggi tocca nuove vette di scontro.
Posizione dura di Vivendi contro Mediaset
Come anticipato Vivendi non ha affatto preso bene non solo il voto di oggi ma anche il fatto che lo stesso sia stato possibile grazie allo stop confermato relativo alla possibilità di votare di Simon Fiduciaria. In un comunicato lanciato da Vivendi è possibile leggere:
L’assemblea straordinaria degli azionisti di Mediaset che si tiene oggi è illegale perché il suo consiglio di amministrazione ha impedito a Simon Fiduciaria di votare, basandosi su un’interpretazione della legge italiana sui media che è contraria ai trattati Ue. Vivendi farà ricorso a qualsiasi strumento legale in tutte le giurisdizioni e i tutti i paesi rilevanti per contestare la legalità della nuova struttura di operazione proposta, sia in base alle leggi nazionali che a quelle europee.
Una delle maggiori critiche poste anche nel corso dell’assemblea di oggi da parte della società francese riguarda anche il mancato “fine industriale” ben definito delle operazioni di fusione che secondo Vivendi non porterebbero altro che problemi ai piccoli azionisti e che di fatto limitano quello che è il raggio di azione dell’azienda di Bollorè, costretta per legge a “dividere” la sua quota con la fiduciaria non mantenendo quei diritti che possedeva prima dell’applicazione della legge Gasparri.