Introdotta nel 2007 con la direttiva europea MiFID (Markets in Financial Instruments Directive), la consulenza finanziaria indipendente ha acceso il semaforo verde alla rivoluzione del settore degli operatori finanziari.
In Italia si è cercato di ostacolare quasi in ogni modo questo modello che non piace all’industria del risparmio gestito e alle banche perché evidentemente è molto più vantaggioso mantenere i vecchi privilegi (leggi maggiori costi per i risparmiatori e maggiore redditività per i collocatori) ma seppure con ritardo qualcosa sta iniziando a cambiare e il 2018/2019 dovrebbero essere gli anni buoni per il vero decollo di questo tipo di consulenza.
Ma quali sono i vantaggi e i rischi legati a questa forma di consulenza finanziaria?
Cos’è la consulenza finanziaria indipendente
La direttiva MiFID ha portato alla nascita di una figura professionale, il consulente finanziario autonomo o le SCF (Società Consulenza Finanziaria) se questa professione viene esercitata non come persona fisica ma in forma di società. Un professionista che consiglia i propri clienti nelle scelte di investimento, senza che vi sia alcun conflitto di interesse.
Il compenso del vero consulente viene corrisposto direttamente dal cliente al consulente e non alla banca o alla Rete per cui ha un mandato di vendita.
Il professionista non riceve alcuna commissione in relazione agli strumenti finanziari che propone.
Il compito del consulente è quindi valutare le soluzioni di investimento più adatte al profilo del cliente, nell’ottica di soddisfarne le esigenze sia in termini di rendimento che di rischio.
Come scegliere un consulente finanziario
Quali sono i rischi di scegliere un servizio di consulenza finanziaria indipendente? I rischi di affidarsi a un consulente finanziario sono piuttosto limitati, a condizione però di scegliere un professionista serio e qualificato.
È di fondamentale importanza che l’esperto sia iscritto all’Albo Unico dei Consulenti finanziari o delle SCF che entro la fine del 2018 dovrebbe essere finalmente varato.
Condizione che garantisce all’investitore una tutela in caso di comportamenti scorretti.
L’albo dei promotori finanziari è tenuto dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari (OCF), ente costituito in forma di associazione tra Assoreti, ABI e l’Associazione Nazionale Consulenti Finanziari.
L’OCF opera nel rispetto dei principi stabiliti dalla Consob ed è soggetto alla vigilanza della stessa.
La Consob ha il dovere di verificare che i consulenti finanziari adottino nei confronti dei propri clienti comportamenti corretti e trasparenti. In caso contrario l’autorità può applicare delle sanzioni, nonché disporre la sospensione dall’esercizio o la radiazione dall’albo.
Ricordiamo infine che in caso di fallimento della società di consulenza, l’investitore non rischia alcuna perdita. Gli strumenti finanziari sono infatti depositati presso una banca, in regime di separazione assoluta rispetto al patrimonio della società.