82 dollari al barile. Era dal 2010 che i prezzi del brent non toccavano questi minimi. Numeri che non sono completamente decifrabili, e che non vanno interpretati in maniera del tutto positiva.
L’Iea spiega che si tratta di una notizia positiva per le economie ma che nel contempo ha un impatto negativo per gli investimenti. Questi prezzi, infatti, nel giro di un paio d’anni porteranno a una nuova pressione al rialzo.Intanto il braccio destro parigino dell’Ocse per l’energia ha presentato il suo outlook annuale e ha parlato per la prima volta di proiezioni spinte sino al 2040. Ne viene fuori un quadro poco confortante:
Il sistema è messo sotto stress dalle tensioni geopolitiche: Il messaggio principale in termini di sicurezza energetica è che stiamo assistendo a rischi crescenti in diverse aree strategicamente important. Iraq, Medio Oriente, Nord Africa, Russia, Ucraina: il che significa che «i governi si devono preparare a giorni difficili. Da oggi al 2020, per restare nel solo comparto petrolifero, la domanda è destinata a crescere, e se si sconta che allora la nuova produzione americana potrebbe aver terminato la sua corsa, metà del nuovo petrolio che servirà verrà dal Medio Oriente.
Il nostro Paese non è esente dal quadro tracciato dall’Iea, così come l’intera Europa. Al momento è fondamentale prendere le giute decisioni. Anche se i consumi non dovessero aumentare, la produzione europea che scarseggia condurrà alla crescita delle importazioni di gas. L’Italia ha davanti a sè due opzioni: potrà utilizzare maggiormente il gas naturale liquefatto che arriverà via mare oppure munirsi di nuove infrastrutture. Quali? Si parla della costruzione del Tanap transanatolico e del Tap verso la Puglia.