Le borse sono tornate a correre ieri, in scia alle buone trimestrali USA e al dato sulle case americane (il migliore dal 2008), ma l’obbligazionario è rimasto sotto pressione dopo l’allarme sull’euro lanciato dal Fmi. Continua ad ampliarsi la forbice del differenziale di rendimento tra il titolo italiano a dieci anni e il pari scadenza tedesco. Nella seduta di ieri lo spread Btp-Bund è salito fino a 488 punti base, mentre stamattina la quotazione si aggira poco sopra 483. Il rendimento del Btp a 10 anni si attesta ora al 6,05%.
Ha fatto anche peggio lo spread Bonos-Bund, che ieri ha toccato un nuovo massimo dall’introduzione dell’euro a 575 punti base, ovvero il top assoluto toccato a novembre scorso anche dallo spread italiano. Il rendimento dei Bonos spagnoli ha sfiorato così il 7%, ma la sensazione è che lo spread possa raggiungere la clamorosa quotazione di 600 già entro domani, come pronosticato da tempo dalla bnca americana Citigroup.
Quest’ultima ritiene che anche l’Italia vedrà lo spread salire fino a 600 entro fine anno e sarà così costretta a richiedere gli aiuti finanziari alla comunità internazionale. A favorire l’ampliamento degli spread di Italia e Spagna è stata anche l’asta dei titoli di stato tedeschi a due anni, dove sono stati dirottati la maggior parte degli acquisti. Per la prima volta anche il rendimento del biennale tedesco è risultato negativo dello 0,06%, mentre il tasso del decennale è sceso all’1,204%.
I rendimenti negativi significano che a scadenza l’investitore riceverà meno di quanto investito. Anche l’asta dei titoli finlandesi a due anni ha visto rendimenti negativi dello 0,008% e anche i titoli biennali austriaci avevano nell’intraday rotto la soglia dello zero per poi risalire a +0,06%. Secondo gli analisti finanziari, l’accentuarsi del trend dei tassi negativi per i bond dei paesi “core” deriva dall’azzeramento del deposit rate, che sta costringendo le banche europee a diversificare gli investimenti di breve termine.