Non è un buon momento per l’industria del risparmio gestito. A riprova del fatto che, di questi tempi, è davvero difficile individuare una redditizia forma di rendimento tra quelle che sono le tradizionali tipologie d’investimento. Una difficoltà che sempre più risparmiatori toccano con mano.
Ci troviamo per l’esattezza in un periodo caratterizzato dal fatto che le Banche centrali di mezzo mondo (a cominciare dalla Bce) hanno spinto i rendimenti in territorio negativo così da provare a stimolare il rilancio economico e dei prezzi. L’industria del risparmio gestito ne ha pagato le conseguenze subendo una brusca frenata nel secondo trimestre, secondo l’aggiornamento fornito trimestralmente da Assogestioni:
La raccolta netta nel periodo marzo-giugno è calata a +935 milioni di euro da +27,5 miliardi nel primo trimestre. Si tratta del saldo più ‘magro’ dalla fine del 2012, quando nel quarto trimestre la raccolta era stata negativa. La prima metà del 2016 si chiude così con sottoscrizioni per 28,4 miliardi contro i 96 miliardi del primo semestre del 2015.
Il patrimonio gestito allo scorso giugno totalizzava, per altro, 1.871,5 miliardi, in progresso dai 1.856,8 miliardi a marzo: resta vicino ai massimi storici. Nel dettaglio, il secondo trimestre ha visto deflussi per 1 miliardo di euro dalle gestioni collettive contro +13,5 miliardi nel primo trimestre, mentre le gestioni di portafoglio hanno registrato una raccolta netta positiva per 1,94 miliardi, ma nettamente inferiore ai +14 miliardi dei tre mesi precedenti. Tra i fondi aperti, evidente l’emorragia dai monetari (-7,1 miliardi contro +7,7 miliardi).
Segno meno anche per gli azionari (-2,7 miliardi da +1,2 miliardi), mentre gli obbligazionari hanno ripreso slancio (+3,miliardi da +361 milioni). In accelerazione anche i flessibili (+4,6 miliardi da +3,2 miliardi). I fondi bilanciati nel secondo trimestre hanno segnato una raccolta netta di +624 milioni da +957 milioni e gli hedge di -1 milioni da -94 milioni.