Secondo quanto affermato dal direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, “sui mercati dei titoli di Stato sono presenti anche flussi di carattere speculativo”. Intervenuto a margine della presentazione del rapporto sull’economia del Veneto a Venezia, secondo il direttore di Bankitalia vi sarebbero stata una vera e propria “fuga verso la stabilità” in direzione dei Bund tedeschi.
Da “oltre un decennio l’economia del Paese segna il passo, sia in prospettiva storica, sia rispetto ai principali Paesi europei” – ha dichiarato Saccomanni, soffermandosi soprattutto sui danni prodotti dalla recessione del 2008 – 2009, che ha “pesantemente colpito l’economia nazionale”. “La debole ripresa del 2010 e di parte del 2011” – ha poi aggiunto – ha fatto segnare “solo un modesto recupero, in parte vanificato dall’arretramento seguito alle tensioni sui mercati del debito sovrano ancora in atto”.
Sul fronte delle difficoltà di crescita dell’Italia, Saccomanni ha aggiunto affermando come “il calo dei costi di trasporto, l’accesso ai mercati internazionali delle economie emergenti a basso costo del lavoro, e la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno fortemente aumentato la pressione competitiva sui produttori italiani, tanto nel mercato nazionale quanto su quello globale”.
► IL DOCUMENTO CONGIUNTO DI CONSOB, ISVAP E BANCA D’ITALIA
In tale contesto, le società italiane hanno reagito “in modo eterogeneo, contribuendo all’emersione di un nuovo dualismo. Si è assistito a una divaricazione nei risultati tra una maggiorazione di imprese, per lo più di piccola dimensione, che sono statiche, orientate al solo mercato domestico, poco propense all’innovazione, e un selezionato gruppo di imprese che sono mediamente più grandi, più produttive e innovative, proiettate sui mercati internazionali”. Proprio queste ultime, secondo Saccomanni, avrebbero aumentato il proprio fatturato molto di più rispetto alla media, con il solo 2011 che ha rappresentato un incremento otto volte superiore a quello delle altre.
Sul fronte della perdita di competitività delle imprese italiane, Saccomanni ha affermato come la stessa rifletta “anche una minore capacità di esportare verso le economie emergenti più dinamiche, quali India e Cina”.