Luigi Gubitosi è il nuovo amministratore delegato di Tim con una nomina avvenuta con i voti dei soli consiglieri di maggioranza del cda, ovvero quelli legati al Fondo Elliott: il suo nome girava da diverse ore grazie ad un curriculum di tutto rispetto ed a ciò che è stato in grado di fare con Alitalia.
Voti contrari sono arrivati, come ci si aspettava dai consiglieri in quota Vivendi, già pronti ad una battaglia legale contestando la procedura di nomina e tentando addirittura, con l’indizione di una nuova assemblea, di riprendere il controllo perso lo scorso 4 maggio. Va detto che appena nominato Luigi Gubitosi ha messo subito in chiaro quali siano le sue priorità come amministratore delegato di Tim: ridurre il debito incrementando la generazione di cash flow e dare vita al più presto ad una rete unica. Un’idea che parte in linea con quello che il Governo avrebbe in mente per l’azienda. Fino a che il manager non otterrà dl Governo il nulla osta sicurezza, le attività per la stessa rimangono in mano al responsabile della security Stefano Grassi: già ora, al contrario, gli sono state attribuite tutte le deleghe esecutive.
E’ la prima che un ad in Telecom viene nominato senza l’unanimità del consiglio Ed in tal senso ha commentato l’ad uscente Amos Genish:
È stato un capitolo triste per Tim. Sono molto triste per la compagnia e per il risultato della ultima settimana. Questi cambi repentini di strategia e leadership stanno dividendo i due azionisti. Chiedo subito un’assemblea, entro fine anno. [La politica in questo caso] ha giocato un ruolo con successo. Credo che le decisioni degli ultimi giorni non siano nell’interesse degli investitori e non ne rappresentino la base. Ho chiesto di convocare l’assemblea al massimo entro inizio 2019.
Va sottolineato che la posizione di Genish è in linea con Vivendi, ma senza dubbio si può convenire che troppi cambiamenti e lotte intestine non facciano bene agli investimenti. Una cosa è certa: la Consob verrà chiamata in causa.