Anche la Rai vuole entrare nel dibattito relativo alla rete unica a banda ultralarga: al momento la richiesta è quella di potersi sedere al tavolo delle trattative per avere una parte seria e importante nel progetto che proprio in questo mese si sta delineando.
Perché la Rai vuole partecipare
Il cda di viale Mazzini ha deciso all’unanimità di dare mandato al suo amministratore delegato Fabrizio Salini di richiedere di “partecipare a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla rete unica“. La motivazione? Più semplice del previsto da comprendere: la televisione pubblica richiede di avere “un ruolo a garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle infrastrutture“.
La notizia dell’interesse della Rai ad entrare nel progetto di rete unica a banda ultralarga è stata data direttamente da Viale Mazzini attraverso un comunicato. Viene spiegato che:
[La decisione è stata]presa dopo l’audizione del Chief technology officer, Stefano Ciccotti. Il Cda ha approfondito i temi relativi allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali la Rai è impegnata, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima definizione su reti in fibra ottica, l’estensione dei servizi Rai nelle cosiddette “aree bianche” del Paese e la partecipazione dell’azienda nelle attività di sviluppo del 5G nonché i rischi e le opportunità future che il progetto di Rete Unica UBB rappresenta per la Rai.
E’ importante notare come il dibattito abbia iniziato a conquistare il settore dei broadcaster in seguito alla sentenza della Corte Ue che il 3 settembre ha in pratica reso inoffensivo il divieto stabilito dalla Legge Gasparri e dal Testo unico dei servizi media audiovisivi di “incrocio” fra Tim e Mediaset proprio in materia di telecomunicazioni.
Broadcaster che vogliono essere al passo con i tempi
Tanto quanto vale per Mediaset, la richiesta di partecipazione al tavolo Tim-Open Fiber è legata al fatto che la rete occuperà ruolo molto importante nella distribuzione dei contenuti televisivi futuri, un po’ come già adesso accade con servizi come Netflix e Amazon Prime Video: nessuna compagnia “tradizionale” vuole rimanere esclusa da questo mercato. E proprio per questo motivo la Rai, tanto come Cologno Monzese, vogliono assicurarsi che l’infrastruttura sia neutrale e di conseguenza che Tim non abbia il monopolio.
Tra le altre ragioni che giustificano la richiesta del cda di viale Mazzini e che teoricamente potrebbero concedergli di sedersi realmente al tavolo delle trattative vi è “Ray Way“ovvero la società delle torri controllata al 65% dalla tv pubblica con le sue oltre 2.300 torri broadcast sparse sul territorio. Si tratta di una infrastruttura che potrebbe tornare utile per completare la rete in quelle aree più disagiate e prive di tecnologia utile al completamento della rete.