Tim pronta a trattare con il fondo KKR per la sua infrastruttura fissa? Ci sarebbero diversi segnali in tal senso spinti, tra le altre cose, dalla voglia di sondare bene il terreno.
Necessità di chiudere il dossier in fretta
Qualche giorno fa era palese che Palazzo Chigi stesse facendo pressing affinché il dossier Tim di rete unica potesse chiudersi il più in fretta possibile. Il problema consta nel fatto che trovare una soluzione che sistemi il tutto e accontenti tutto non è così semplice. Ci sono le esigenze statali, quelle di Cassa depositi e prestiti e quelle della stessa ex monopolista. La quale non solo deve chiudere un’operazione senza perderci ma ha la necessità, prima di tutto, di combattere alcune lotte intestine per poterlo fare.
I giornali parlano di un continuo susseguirsi di riunioni tra il Ministero dell’Economia, Cassa depositi e prestiti e la Presidenza del Consiglio per trovare una soluzione. Come sbloccare la rete nazionale? E soprattutto come farlo in tempi velocissimi? Non dobbiamo dimenticare infatti che nel prossimo consiglio di amministrazione di Tim, il 24 Febbraio, si affronterà sicuramente il lodo KKR e l’offerta non vincolante presentata all’azienda.
Palazzo Chigi starebbe pensando a un’alternativa di Stato cercando di approfondire tutti i temi legati all’antitrust europeo. Cercando in questo modo di dar vita a un’operazione che non venga considerata aiuto di Stato. E che possa essere effettivamente sanabile attraverso la vendita di pezzi di rete.
Gli esperti si aspettano che qualche segno in tal senso arrivi prima di venerdì. Anche se, va ripetuto, difficilmente Tim punterà a precludersi delle strade da intraprendere. Alla società non conviene chiudere immediatamente con il fondo americano. E questo significa quasi sicuramente non concedere allo stesso l’esclusiva.
Le possibilità per Tim da approfondire
Sono quindi due le possibilità che si aprono per il prossimo cda di Tim: la richiesta di nuove informazioni o aprire delle trattative. In entrambi i casi si prenderebbe il tempo necessario all’ex monopolista. Tornando all’offerta del fondo questa valuta la rete 20 miliardi, tenendo da conto due miliardi di earn out in caso di fusione con Open fiber e 10 miliardi di debito.
L’offerta, secondo fonti giornalisti che, viene considerata seria ma bassa per il momento. E quindi da considerare come una base per negoziare e a battere la sopravvalutazione di Fibercop già in mano parzialmente al fondo e la sottovalutazione nella rete principale.
Se si riuscisse a ottenere un rilancio da parte di KKR diventerebbe più complessa la situazione di Cassa depositi e prestiti. Alcune parti dell’Esecutivo infatti non sono propriamente d’accordo alla partecipazione della controllata statale a questa operazione.
È ancora presto, anche se non è dismissibile l’ipotesi che vedrebbe una partecipazione di Cassa depositi e prestiti con ruolo nella governance insieme al fondo americano che deterrebbe la maggioranza.