Unicredit sotto accusa da parte del fondo Caius Capital: l’esperto in crediti in sofferenza ha infatti sollevato alcune perplessità mettendo in discussione il CET1 della banca. L’istituto non ha fatto attendere risposte in tal senso, sottolineando come tutto sia a posto.
Unica pecca la reazione di Piazza Affari che tratta debole dopo l’accaduto. E’ stato il Financial Times a dare la notizia delle “accuse” del fondo speculativo e delle sue lettere all’Eba e ad Unicredit. Secondo Caius il capitale non sarebbe corretto in base alle regole europee a meno di convertire in titoli ordinari i quasi 3 miliardi di strumenti finanziari complessi emessi nel 2008, ovvero i cashes.
Va detto che la conversione potrebbe causare delle perdite sensibili per alcuni degli investitori. Il punto della situazione lo ha evidenziato senza peli sulla lingua direttamente il Financial Times: portare scompiglio prima e portare alla vendita dei cashes favorirebbe proprio Caius ed la sua tipologia di investimento. Unicredit ha sottolineato:
Il trattamento regolatorio dei titoli cashes è stato pienamente illustrato al mercato e confermato e rivisto dalle autorità regolatorie competenti e l’attuale contributo dei cashes sulla posizione patrimoniale complessiva della banca non ha impatti significativi sui ratio regolatori del gruppo. Come annunciato a fine 2017, Unicredit ha una solida posizione di capitale con un CET1 ratio al 13,6%.
Il trattamento dei titoli sottostanti i cashes, quindi, sarebbe conforme alla regolamentazione europea e vi sarebbero in atto delle “clausole contrattuali che, in caso di sviluppi regolamentari, consentono di preservare la posizione di capitale di Unicredit anche tramite la conversione automatica degli strumenti sottostanti i cashes in azioni ordinarie“.
Insomma, Caius ha tentato di colpire, e non ha fatto centro. Per ora.