Le aziende italiane sono in crisi? Di certo alcune di loro non se la passano benissimo. E alcuni dossier si sono fatti molto più pesanti rispetto al passato. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Quali sono le aziende più colpite
Ovviamente i nomi che fanno più rumore sono quelli delle aziende che ormai da tempo vivono delle problematiche pressoché insostenibili. Parliamo di Marelli di Crevalcore, dell’ex Ilva di Taranto ora Acciaierie d’Italia. E ancora di Stellantis e dell’ex Whirlpool di Napoli.
Queste sono solo alcune delle aziende che stanno sperimentando difficoltà e si trovano davanti a situazioni di lavoro insostenibili. Nel corso dell’ultima assemblea nazionale della Fiom Cgil è stato fatto il punto della situazione. E quel che si sa non è particolarmente entusiasmante.
Forse la situazione migliore è quella dell’ex Whirlpool di Napoli che dopo tanta sofferenza potrebbe vedere una luce in fondo al tunnel. Gli operai hanno difeso con le unghie e con i denti proprio stabilimento e sono stati ripagati.
Entro il prossimo 31 ottobre infatti la TeaTeck, che ha acquistato l’impianto ad aprile, dovrebbe aprire riassumendo in blocco tutti e 312 lavoratori. Ma per una che sembra vedere una risoluzione positiva ci sono altre aziende che non hanno la stessa fortuna.
Le situazioni più difficili
Prendiamo lo stabilimento Marelli di Crevalcore. Al momento tutto è fermo fino al 3 ottobre, quando avverrà l’incontro tra le parti al ministero per le Imprese e il made in Italy insieme a quello del Lavoro e delle Politiche sociali. Ma nessuno si illude che possa trovarsi una soluzione capace di risollevare le sorti. Si tenterà comunque di salvare i posti di lavoro degli operai dell’impresa controllata dal fondo KKR.
Generalmente si è parlato nelle condizioni di lavoro insostenibili, del rischio di licenziamenti, dei turni massacranti. E ancora della svalutazione dei salari, insufficienti davanti alla crescita dell’inflazione e dell’aumento della cassa integrazione.
Più nello specifico però si è anche poi parlato di Stellantis e di come in questo momento vengano disattesi gli accordi siglati nel 2021 in merito all’occupazione. Tra le aziende spicca anche il nome dell’ex Ilva di Taranto e della sua situazione. Non solo infatti le condizioni di lavoro sono pessime ma né Governo né Arcelor Mittal stanno monitorando eseguendo la giusta manutenzione all’impianto. Fattore questo che potrebbe causare conseguenze importanti per quel che concerne la salute dei lavoratori.
I sindacati hanno richiesto un incontro con il governo: se questi non dovessero rispondere il segretario Fiom Michele De Palma non ha escluso una autoconvocazione delle parti sindacali sotto Palazzo Chigi.