Come cambiano i fringe benefit grazie alla Manovra 2025? La Finanziaria introduce alcune novità e conferma allo stesso tempo alcuni benefici già presenti.
Cosa cambia per i fringe benefit
Ricordiamo che sotto il nome di fringe benefit vengono riconosciuti tutti quei compensi e vantaggi che un lavoratore può ricevere dal proprio datore di lavoro. Essi sono ovviamente esclusi dallo stipendio base e cambiano generalmente a seconda dell’azienda che li elargisce. Ma sono comunque regolati da specifiche norme.
All’intero della nuova manovra, approvata in Consiglio dei Ministri sono state prima di tutto confermate le misure già sancite per l’anno di imposta 2024. Come evidenziato anche da Il sole 24 ore, i fringe benefit sono da considerare esentasse fino a un limite totale di mille euro per i lavoratori dipendenti senza figli e fino a 2000 euro per quelli con prole.
Per quel che concerne i lavoratori con figli il limite dei fringe benefit esentasse lo scorso anno era stato elevato fino a 3.000 euro. Per gli altri era a una quota pari a circa 258 euro o poco più. Un divario che aveva come scopo il sostegno delle famiglie, colpite in modo particolare dall’aumento dell’inflazione e del costo della vita.
.Questa misura lo scorso anno venne molto contestata per via della differenza di trattamento. Ricordiamo che gli importi in questione, come confermato con la Manovra, potranno essere sfruttati per affrontare le spese relative a servizi e beni di tipo essenziale. E quindi per pagare l’affitto della prima casa, gli interessi del mutuo o le bollette di gas, acqua ed energia.
Cambiamenti anche per mobilità lavorativa
La Manovra del 2025, tra le altre cose, prevede per i nuovi assunti che decidono di trasferire la propria residenza di oltre 100 chilometri, un aumento degli importi dei fringe benefit. Lo scopo è quello di spingere verso una maggiore mobilità lavorativa e aiutare chi si sposta per motivi professionali.
Per il triennio 2025-2027, è stata confermata la tassazione agevolata al 5% sui premi di produttività erogati dalle aziende. Anche in questo caso vi è una ragione legata allo stimolo. Con molta probabilità l’Esecutivo pensa si possa trattare di un modo per incentivare la produttività aziendale. Riuscendo comunque a limitare la pressione fiscale per i lavoratori.
Di certo sarebbe stata auspicabile una maggiore eguaglianza nella conferma di alcune misure. Soprattutto perché anche le persone senza figli o single si trovano a dovere affrontare spese importanti. Potendo forse contare su meno supporto. È come se uno dei cardini della Costituzione, quello di essere tutti uguali davanti alla legge, venisse meno dal punto di vista economico.