Gedi avrebbe messo in cantiere di dare vita a nuovi prepensionamenti a Repubblica, confermando come non sia un buon momento per l’editoria: ancora una volta la crisi del settore si abbatte sui quotidiani, senza tener conto della loro storia e longevità.
Crisi del settore colpisce anche Gedi
Quando una redazione propone prepensionamenti o licenziamenti è segno che qualcosa davvero non va. Gedi, prima in mano a De Benedetti, fa capo ora alla famiglia Agnelli essendo controllata per l’89% da Exor, la holding di Elkann. Per sistemare i propri conti, nonostante abbia una simile società alle spalle, l’azienda ha sottoscritto un prestito garantito dallo Stato per 70 milioni di euro, della durata di 4 anni e coperto per il 90% tramite Sace: tecnicamente parlando ci si trova davanti quindi a della liquidità ottenuta a basso costo e richiesta, come spiegato da Il Fatto Quotidiano, per sostituire un vecchio finanzamento divenuto ormai troppo oneroso. Sempre per il quotidiano in questione, l’aver agito in questo modo potrebbe portare problemi non indifferenti a Gedi e ai suoi piani di ristrutturazione del personale.
Non è infatti una novità che l’ad Maurizio Scanavino abbia intenzionie di rivedere il bilancio di Repubblica eliminando tutti gli sprechi, ponendo delle specifiche condizioni e richiedendo anche il prepesionamento di almeno 50 giornalisti. L’intenzione del dirigente è quella di provvedere attraverso una cassa integrazione a rotazione su tutto il personale nel caso in cui i sindacati non dovessero sottoscrivere il suo piano. Qualcosa di incredibilmente duro ma non così semplice da attuare.
Necessario accordo sindacale per legge per provvedere ai tagli
Questo tipo di azione sul personale, per legge e più nello specifico per il decreto Liquidità che ha consentito al gruppo di ottenere il prestito con garanzia statale, deve per forza avvenire attraverso un accordo sindacale, a meno che non si vogliano perdere i benefici ottenuti e quindi la liquidità ricevuta. Un fattore che si pone come un ostacolo molto rilevante nella corsa ai tagli di Scanavino. Sarà quindi interessante vedere come verrà affrontata la questione e cosa accadrà ai lavoratori di Repubblica.
La situazione di Repubblica è comunque drammatica se si prendono in considerazione i conti del Gruppo: il bilancio del 2020 vede il fatturato crollato a livello consolidato da 603 milioni a 533 milioni, con i vari costi che però hanno bruciato tutti i ricavi. Il margine operativo lordo è sceso a 2 milioni su 533 milioni di ricavi e nel complesso le varie criticità hanno portato la perdita netta a 166 milioni, di gran lunga più alta dei 129 milioni del 2019. Come uscire dalla crisi?