Quando si parla di lavoro è necessario affrontare anche il tema dello stress e quelli che possono essere gli effetti sui dipendenti e sulla produttività. Cosa possono fare le aziende per gestire questa potenziale criticità al meglio?
Lavoro importante ma attenzione allo stress
Il lavoro per molti rappresenta, come sottolineato anche dall’8° Rapporto Censis Eudaimon sul welfare aziendale, uno degli elementi più importanti per la propria esistenza. Una priorità che ha effetti anche sul benessere fisico, olistico e psicologico della persona. Questa relazione, focalizzata sul benessere e sullo stress sul posto di lavoro, sottolinea come l’occupazione rappresenti un elemento di vitale importanza in modo più o meno omogeneo per tutte le fasce di popolazione e il grado di occupazione.
La possibilità del burnout in una condizione stressante è presente molto più di quello che si creda, in particolare per quel che riguarda specifico occupazioni come possono essere quelle sanitarie, amministrative o formative. Se un dipendente non è soddisfatto non produce bene sul lavoro. Se sta male a livello emotivo e psicologico non potrà dare tutto quel che potrebbe dare.
Ed è per questa ragione che le aziende devono lavorare in prima persona sul benessere mentale dei propri dipendenti. Ottenendo in questo modo anche un maggior guadagno e profitto proprio per via della soddisfazione e delle buone condizioni del personale.
Il rapporto del Censis sottolinea come tutto ciò sia anche quel che vogliono i lavoratori stessi. I quali non di rado si trovano a combattere con un ambiente di lavoro estenuante, dagli orari poco flessibili ma soprattutto da un luogo caratterizzato da un invivibilità emotiva.
Come risolvere la situazione
Lo stress sul lavoro e il conseguente potenziale burnout possono essere affrontati grazie al supporto psicologico e a una riorganizzazione importante dell’ambiente di lavoro. Con il termine burnout si indicano quale sensazioni negative, di estraneità o esaurimento per quel che concerne la propria occupazione e che è già stata provata in Italia da almeno un terzo dei lavoratori (31,8%).
Un problema meno sentito dai lavoratori anziani ma particolarmente diffuso tra quelli più giovani con percentuali pari al 47,7%. Tra le ragioni che trasformano lo stress in burnout vi è senza dubbio un eccessivo numero di responsabilità e l’assenza di un equilibrio sano tra vita privata e occupazione.
Fra le motivazioni spicca senza dubbio anche la sensazione per il lavoratore di non poter contare su supporto del proprio capo. Per questo si spinge affinché le aziende prendano in mano la gestione della problematica, offrendo ai propri dipendenti un welfare degno di questo nome.
Organizzando al meglio potenziali pause dal lavoro, offrendo benefit volti alla salvaguardia della salute e lavorando su una concreta flessibilità comprensiva di smart working.