Il tema della settimana corta è uno dei più ricorrenti negli ultimi anni per quel che concerne il lavoro, insieme allo smart working. Si tratta di una soluzione possibile da implementare anche in Italia?
Aprire tavoli sul tema tra le parti sociali
Va detto che alcune realtà, sebbene sporadiche, stanno già tentando questo esperimento. Ma è ancora più interessante il fatto che dal Regno Unito arrivino notizie positive in merito alla sperimentazione da parte di 61 aziende. I risultati ottenuti, infatti, hanno mostrato di essere rilevanti sia per ciò che concerne la produzione che per quel che riguarda la soddisfazione dei lavoratori. Ragione per la quale esponenti dei sindacati come Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim-Cisl vorrebbe che si aprisse anche in Italia un tavolo di confronto sul tema.
Partendo proprio dalle parti sociali. Se si pensa infatti al settore manifatturiero renderlo più produttivo, libero e sostenibile sarebbe l’ideale. Farlo attraverso uno strumento come la settimana corta potrebbe rivelarsi geniale.
Ovviamente in questo caso si parla del settore metalmeccanico ed è impossibile, spiega il sindacalista, non rendersi conto di come la digitalizzazione e il lavoro per obiettivi stiano portando, insieme ai miglioramenti organizzativi e tecnologici a importanti modifiche.
Rivedere gli orari aziendali e ridurli sfruttando la settimana corta non deve essere visto come qualcosa che contrasta la competitività, ma che punta ad aumentarla. Va detto che la Fim Cisl già nel 2022 aveva proposto, nel corso del proprio Congresso a Torino, la negoziazione di una diversa forma di lavoro. Il modello preso ad esempio era quello fatto da quattro parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario che potesse essere utilizzata, tra le altre cose, anche per carichi di cura o formazione.
Settimana corta per aumentare la produttività
Non si chiede ovviamente una riduzione di orario come quelle avvenute lo scorso secolo ma di puntare a una maggiore flessibilità e sostenibilità del lavoro relativamente ai bisogni dei lavoratori. Un approccio che porterebbe anche a una maggiore facilità, in determinati settori, di sfruttamento delle competenze giuste.
Una maggiore produttività infatti potrebbe essere legata, come ricorda l’esponente delle parti sociali, proprio a una modulazione differente degli orari di lavoro che risulti al contempo più produttivo ma anche maggiormente sostenibile. Una risorsa sfruttata all’inverosimile non sarà in grado di produrre tanto quanto una soddisfatta, e non solo, a parità di tempo impiegato.
Più generale c’è bisogno che la settimana corta venga vista come uno strumento in grado di favorire un migliore lavoro da parte dei dipendenti. Riuscendo nell’obbiettivo di aumentare la produzione proprio per mancanza di sfinimento di quest’ultimi.