Una ipotetica tassa sulle transazioni finanziarie continua a dividere gli addetti ai lavori di tutto il mondo: tra i detrattori figura anche il Tesoro degli Stati Uniti e diversi membri dell’eurozona, ma ciò non ha impedito a Bruxelles di approntare una bozza di progetto che verrà reso pubblico nei prossimi giorni. Che cosa ha in mente di preciso la Commissione Europea? Da qualche tempo il presidente Josè Manuel Barroso freme per questa introduzione, tanto che si parla già della settimana prossima come il periodo più adatto per la presentazione in questione. Negli ambienti comunitari, comunque, già circola questo documento, quindi si conosce qualche dettaglio e alcune linee guida, come ad esempio le aliquote da applicare.
In effetti, la tassa andrebbe a colpire tutte quelle transazioni che riguardano titoli obbligazionari, azionari, i famigerati strumenti derivati e, probabilmente, anche i contratti legati alle valute nazionali, lasciando invece “in pace” le contrattazioni relative al mercato primario. L’intento principale è facilmente intuibile, visto che si punta a ottenere un contenuto adeguato per fronteggiare la crisi anche da parte delle istituzioni finanziarie, evitando comunque di frammentare in maniera eccessiva le piazze. Tra l’altro, sarà sufficiente che una sede o una filiale bancaria siano presenti sul territorio dell’Ue perché scatti l’imposta. Spostando invece l’attenzione sulle cifre, c’è da dire che l’aliquota prevista dovrebbe essere pari allo 0,1% sulle transazioni già ricordate, con una maggiorazione di altri 0,01 punti percentuali per quel che concerne i derivati.
Ma non si tratterà di una tassa con cui si avrà a che fare sin da subito, dato che il 2014 è l’anno più probabile in relazione al debutto ufficiale. In questo modo, tra l’altro, si accontenterebbero Germania e Francia, i due paesi che sono maggiormente in prima linea da questo punto di vista, mentre altre nazioni come Svezia e Regno Unito non vogliono avere a che fare con la novità fiscale.
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