Cosa sta succedendo con l’Opec? È quello che si stanno chiedendo tutti quanti: lunedì scorso infatti l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha interrotto, senza che fosse stato trovato un accordo, la riunione tenutasi a Vienna e importante per concordare un aumento della produzione di greggio necessaria alla soddisfazione della domanda crescente causata dalla ripresa dell’economia globale.
Interrotte importanti trattative
Un atto che ha fatto quasi raddoppiare i prezzi del petrolio dall’inizio dell’anno e che aveva reso necessario, nel corso della riunione, trattare e trovare una soluzione. All’incontro hanno partecipato anche i paesi produttori esterni al cartello, composto di 13 stati membri, chiamato Opec+ e che comprende anche la Russia, il secondo produttore al mondo di petrolio dopo gli Stati Uniti. Erano presenti anche Nigeria, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita tra gli altri. L’interruzione della trattativa ha portato a un’ulteriore impennata dei prezzi di petrolio, incrementando il greggio texano o WTI a 76,69 dollari al barile mentre il Brent, quello prodotto nel Mare del Nord, è arrivato a 77,47 dollari al barile.
È Importante sottolineare che l’Opec potrebbe riaprire le trattative in qualsiasi momento ma, a oggi, ancora non è stata concordata una nuova data: fattore che ha lasciato tutti gli investitori che operano con questa materia prima nell’ incertezza. Sono tantissimi i fattori che concorrono a raggiungimento dell’accordo relativo all’aumento della produzione e si rischia, se non si troverà una quadra, che i prezzi del petrolio aumentino ancora, con conseguenze importanti sui consumi dei cittadini. Bisogna ricordare che nella maggior parte del mondo al salire del prezzo del petrolio corrisponde anche un aumento del costo dell’energia, dei trasporti e dei servizi e dei beni finali.
Trovare accordo per evitare rialzo dei prezzi
L’Opec aveva previsto nel suo ultimo rapporto che nella seconda metà del 2021 la domanda di petrolio mondiale sarebbe aumentata di circa 5 milioni di barili al giorno rispetto alla prima parte dell’anno e tutto si sarebbe dovuto delineare in modo tale da poter rispondere efficacemente con la giusta offerta. Se l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio non riuscirà ad arrivare ad un accordo in tempi brevi, ovviamente il costo dello stesso continuerà a salire senza che avvenga il tanto importante aumento a 400.000 barili al giorno di petrolio necessario per mantenere stabili i prezzi. Secondo quanto raccontato da Bloomberg il mancato accordo sarebbe frutto di un disaccordo tra l’Arabia Saudita, che è il primo produttore dell’Opec e il terzo produttore al mondo di petrolio e gli Emirati Arabi Uniti.
Divergenze che è necessario risolvere al più presto onde evitare conseguenze sul lungo periodo.