Il rialzo dei prezzi di grano e mais dipende dalla crisi ucraina e dal timore per una possibile invasione russa del territorio? La risposta è positiva stando all’analisi presentata da Coldiretti che sottolinea come i costi di queste due materie prime siano schizzati in alto questa settimana.
Rialzo prezzi frutto di crisi e non solo
Più nello specifico si parla del 4,5% per il grano di consumo umano e del 5% per il mais di consumo animale. I dati provengono dall’analisi della chiusura settimana del mercato future della borsa merci di Chicago, la quale rappresenta il punto di riferimento a livello globale per quel che riguarda le materie prime agricole. Numeri che in questo caso specifico vanno a collocarsi su quelli che sono i valori massimi registrati in questi ultimi dieci anni.
Come ha sottolineato la Coldiretti, la paura è quella che un eventuale conflitto possa danneggiare le infrastrutture e creare problemi con la spedizioni delle merci dai porti del mar Nero, creando un forte calo della disponibilità della materia prima sui mercati di tutto il mondo, aprendo la possibilità del manifestarsi di tensioni sociali e carestie. E non solo: anche sul fronte energetico vi è preoccupazione. Spiega l’associazione:
L’ Ucraina oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane. Peraltro l’Ucraina si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale mentre la Russia al primo e insieme garantiscono circa 1/3 del commercio mondiale.
Italia paese deficitario in grano
Un problema che tocca da vicino l’Italia che è un paese deficitario in tal senso che importa circa il 64% di ciò che necessita. Una situazione frutto di un atteggiamento speculativo delle industrie nei decenni passati che ha portato il nostro paese a dipendere dal grano proveniente da Ucraina e Russia. Quest’ultima tra l’altro ha già fatto sapere che limiterà dal 15 febbraio al 30 giugno la quantità di grano esportato.
La pandemia non ha poi aiutato a mantenere un equilibrio reale sui mercati dove molti paesi si sono mossi per accaparrarsi scorte di cui non hanno davvero bisogno. Una situazione, quella attuale, che secondo Coldiretti potrebbe innescare “un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini” in un paese come il nostro che già presenta alcuni deficit in specifici mercati.
La soluzione? Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini garantire “la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle” in modo che i prezzi rimanano stabili.