Terre rare, Brasile contro Cina?

Le terre rare sono una materia prima che in futuro potrà dare molto potere a chi saprà gestirle e il Brasile, in particolare, sembra essere interessato a porsi come opponente alla Cina in tal senso.

L’importanza del mercato delle terre rare

E’ inutile girarci intorno: le terre rare sono quel mercato che in futuro non solo sarà in grado di definire la ricchezza economica di un paese. Ma darà, a chi le saprà gestire, la possibilità di avere molto potere rispetto alle Nazioni che non possono contarvi.

Si tratta di qualcosa molto chiaro a tutti a livello globale. Come la volontà di abbattere quello che attualmente è il monopolio della Cina che finora non ha mai incontrato una vera e propria concorrenza. Il Brasile, come già accennato, è intenzionato a prendersi il proprio posto in tal senso.

Ha infatti annunciato di avere l’intenzione di entrare in campo a gamba tesa, dando vita a una industria delle terre rare. Inutile dire che tale idea ha fatto scattare anche l’attenzione di tutto l’emisfero occidentale. Al quale non dispiacerebbe affatto avere qualcun altro al quale rivolgersi quando ha bisogno di specifici materiali per l’industria della Difesa e quella green.

Ricordiamo che per terre rare si intendono i diciassette elementi con proprietà magnetiche e conduttive uniche. Queste consentono di migliorare le prestazioni, ad esempio, di hard disk e pale eoliche e ridurre di molto le dimensioni dei dispositivi elettronici.

Insomma, consentono di rendere tecnicamente migliori tutti quegli elementi che diamo spesso per scontati ma che per funzionare devono essere composti in un certo modo. Soprattutto se vogliamo investire o puntare sull’energia green. E anche su possibili armamentari di difesa.

Il Brasile potrebbe offrire molto

Il Brasile ha deciso di investire sulle terre rare anche perché la manodopera costa meno, il mercato è organizzato in un certo modo e l’energia pulita viene sfruttata maggiormente. Tecnicamente parlando, il paese sudamericano è la terza riserva di terre rare dopo Cina e Vietnam.

E i vantaggi non sarebbero solo economici per chi volesse sostenere la sua produzione di queste materie prime. Soprattutto perché consentirebbe un distanziamento anche a livello politico dalla Cina. Al momento la prima miniera brasiliana è già attiva. Entro il 2030 dovrebbero entrarne in attività altre due.

Une elemento molto interessante. Soprattutto se pensiamo che gli Stati Uniti si sono posti l’obiettivo di dar vita a una filiera autoctona delle terre rare per il 2027. Mentre in Europa puntiamo all’indipendenza dalle importazioni proprio per abbattere i costi e favorire la crescita di questa industria, fissando una percentuale che deve arrivare per forza da siti europei.