Si sa quando l’economia ristagna e le crisi è ormai alle porte, uno dei primi comparti a soffrirne è quello della pubblicità. E a farne le spese sono perciò per primi i gruppi editoriali, come l’Espresso che ha perso ieri in Borsa il 10%. Le stime dell‘Upa (Utenti pubblicitari associati) mostrano, infatti, dati poco incoraggianti per il settore. Secondo le previsioni per il 2008 si avrà un incremento dello 0,5% rispetto al +3,4% di giugno. Particolarmente pesante, come dicevamo, la flessione della raccolta pubblicitaria per la carta stampata, stimata in calo del 3,5% rispetto al precedente +1,4%. Buona tenuta della televisione e della radio: +1,4% rispetto al precedente +1,6%, con una punta del -4,7% per i periodici; la televisione, per contro, crescerà di un modesto +1,4% e la radio avrà un trend positivo con una crescita del 4,2%. Sul 2009 l’Upa non si sbilancia, ma parla di “profonda incertezza” di fronte al deterioramento dell’economia.
I dati dell’Upa confermano la previsione di Citigroup che già a luglio aveva indicato che nelle fasi di declino gli investitori pubblicitari tendono a concentrare lo sforzo sui media “dominanti”, ovvero sulle tv. Questo vuole dire che Mediaset è destinata a soffrire meno dei concorrenti. Mentre la carta stampata che da tempo soffre di una crisi sia di lettori e sia di conseguenza di investitori molto forte. Proprio intorno al gruppo Espresso da tempo si rincorrono voci su ristrutturazioni e cambi al vertice, che hanno per ora portato solo al cambio dell’amminsitratore delegato, ma che presto dovrebbero vedere tagli e cambi al vertice delle testate più prestigiose, come Repubblica. E si parla con insistenza della volonta da parte di De Benedetti di creare una fondazione che dovrebbe assumere il ruolo di primo azionista dell’Espresso. Anche la decisione la decisione di togliere la casa editrice dalla sfera di influenza di Cir, dove Rodolfo De Benedetti ha dimostrato di essere una manager che non devia dalla ricerca della redditività, potrebbe aprire la strada a soluzioni di compromesso fra la creazione di valore economico e la ricerca di un maggiore “valore sociale” delle testate L’Espresso e Repubblica. Mentre intanto anche Murdoch il tycon australiano dell’editoria, continua a vaticinare che per la carta stampata non c’è più posto, schiacciata come è dalla concorrenza della rete, vera protagonista, secondo il magnate, dell’informazione negli anni a venire.