Guai per Tim. La Guardia di Finanza ha infatti sequestrato alla società circa 320 milioni di euro. La ragione? Una inchiesta per truffa relativa a dei servizi extra a pagamento.
Sequestro preventivo per illeciti in gestione dati
L’inchiesta vede coinvolta “anche” Tim. Della cifra sopra stabilita, la Guardia di Finanza ha sequestrato preventivamente 248.9 milioni di euro. Nella nota riguardante l’operazione, i militari hanno segnalato che questo è l’atto finale di “complesse attività di indagine che hanno ricostruito i passaggi attraverso cui gli utenti di Tim si sono visti addebitare” per quel che concerne il 2017-2019, “importi non dovuti per attivazioni indebite dei servizi a valore aggiunto (Vas)“.
Entrando nello specifico di ciò che è successo a Tim, sarebbero state indagate 23 persone per frode informatica. Individui facenti parte di diverse società. Il filone di indagine che ha coinvolto Tim deriverebbe da un filone di indagini similari che non molto tempo fa aveva chiamato in causa anche WindTre.
Cosa hanno scoperto i militari della Guardia di Finanza? Semplice. Bastava usare un app o visitare uno specifico sito web per trovarsi iscritti e abbonati a servizi che prevedevano un pagamento mensile o settimanale. Il tutto senza che l’utente venisse interpellato. Sono diverse le società che hanno subito sequestri preventivi in tal senso di ingenti somme di denaro, contestualmente alla ex monopolista. Che si sarebbe trovata coinvolta nella questione suo malgrado.
La risposta di Tim alla sanzione
Tim ha ovviamente risposto alla nota pubblicata dalla Guardia di Finanza, dando un taglio diverso all’accaduto. “Tim ha appreso con sorpresa dagli organi di stampa“, si legge, “della richiesta di sequestro, presentata dalla Procura di Milano. E concessa dal Gip del Tribunale di Milano, in relazione al fenomeno delle attivazioni irregolari dei servizi di valore aggiunto, la quale interviene a oltre cinque anni dai fatti per cui si procede“.
Tim sottolinea come fin dal 2019, appena resasi conto del problema, abbia segnalato lei stessa questa irregolarità alla Procura di Roma. La quale, sottolinea, aveva qualificato ciò che era successo, conclusosi il procedimento, come una truffa ai danni di Tim. La società, continua la nota, si è mossa per tutelare sia l’azienda che i consumatori, rimborsando tutte le attivazioni irregolari di cui era stata messa a conoscenza. Fermando allo stesso tempo i servizi a valore aggiunto rei di attivazioni irregolari.
Ragione per la quale non risulta chiara la motivazione del sequestro. Tim confida quindi venga fatta luce al più presto su questo atto. Il quale se davvero le cose fossero andate così, vedrebbe colpita una vittima dell’illecito.