Gran parte dei paesi occidentali stanno attraversando un periodo recessivo. Il PIL complessivo d’Europa ha registrato una contrazione dello 0,2% nell’ultimo trimestre, replicando un andamento simile ottenuto nei tre mesi precedenti. A fronte di un ciclo economico in contrazione nei paesi sviluppati, l’economia cinese continua ad espandersi, seppur a ritmi rallentati. A quanto affermano le stime ufficiali, il pil cinese dopo un ciclo di crescita a doppia cifra durato cinque anni, ha segnato un rallentamento, crescendo nel terzo trimestre di “solo” il 9%, il tasso più basso degli ultimi sette anni. Una crescita del 9% è certo ben distante dall’avvicinarsi alla zona recessiva: vista la struttura economica, alimentata in passato da massicci investimenti industriali a servizio della produzione di gran parte del mondo, un rallentamento della Cina fa nascere serie preoccupazioni.
L’intervento annunciato dal governo secondo il quale è previsto uno stimolo fiscale per sostenere la crescita cinese, prevedendo dai 600 agli 800 miliardi di remimbi di spesa aggiuntiva nei prossimi due anni, potrebbe segnalare una situazione più difficile di quella ufficiale. L’obiettivo è di mantenere una crescita del pil almeno dell’8% nel biennio. Oltre al calo delle esportazioni, la causa principale del rallentamento cinese è interna. Il mercato immobiliare è stato raffreddato da provvedimenti intrapresi nella prima parte dell’anno, come la riduzione normativa del credito erogabile o limiti su doppie case, portando al collasso il mercato del real estate vittima di una bolla. Oltre agli immobili è il calo della produzione industriale, unita all’aumento delle scorte, che desta preoccupazioni sul futuro della Cina. L’economia cinese è sostanzialmente basata sul’industria pesante, cresciuta a ritmi del 15-18% sino al secondo semestre 2008. In ottobre la produzione industriale è crollata ad una crescita dell’8,2% anno su anno, il più basso livello degli ultimi 10 anni. Nei prossimi anni la dinamica è prevista in “consolidamento”, ovvero vi sarà necessità di un miglioramento dell’efficienza. Nei precedenti cicli negativi il pil cinese è cresciuto a ritmi dell’8% annuo. In ogni caso un forte sostegno è derivato dall’aumento delle esportazioni. Questa volta le esportazioni nette sono previste in calo nel prossimo biennio, a causa del rallentamento mondiale. Considerando il rallentamento degli investimenti, perché la crescita resti su livelli dell’8% deve aumentare il consumo interno o la spesa pubblica. Il piano annunciato va in questa direzione