Il ministero russo dell’economia ha alzato le previsioni per l’inflazione nel 2008. Dal precedente 10,5% siamo arrivati all’attuale 11,8%, un livello davvero alto, ma che potrebbe crescere ancora. Al rialzo anche le previsioni sulla crescita del PIL: dal 7,6% al 7,8%. L’obiettivo del governo è quello di contenere quanto più possibile il rialzo dei prezzi: l’inflazione resta il primo problema in un paese che cresce velocemente, ma che assiste ad una drammatica perdita di potere di acquisto delle fasce più basse della popolazione. Da considerare il fatto che la salita dei prezzi è trainata, come nel resto del mondo, dal comparto alimentare e dai carburanti. Arkady Dvorkovich, consulente del Cremlino ha affermato che
“l’inflazione resta il più importante pericolo per il breve periodo, ma l’andamento dei prezzi sta rallentando. Ci aspettiamo di non superare il livello dello scorso anno (11,9%).”
Nel primo semestre l’inflazione è stata di circa il 15%, spinta anche dalla spesa pubblica oltre che dai fattori sopra citati. Le speranze sono per una forte decelerazione dei prezzi nella seconda parte dell’anno: per questo il governo ha adottato una politica monetaria restrittiva rallentando l’offerta di moneta (in pratica equivale ad un aumento dei tassi, prendere a prestito denaro diventerà più costoso). Tuttavia un ulteriore e significativo aumento dei tassi danneggerebbe in modo controproducente le banche, è in questa ottica quindi che l’attenzione si sta spostando sul prezzo nei mercati internazionali del rublo (la valuta domestica russa), prezzo che è controllato dalla banca centrale russa (l’Unione Europea invece si astiene dall’influenzare il valore dell’euro). Quello che gli investitori si aspettano è un deciso aumento di valore del rublo, in modo da favorire le importazioni e quindi abbassare i prezzi finali dei prodotti importati, in particolare cibo e beni di consumo.
Un forte impegno è stato profuso dal Cremlino anche nell’agricoltura con l’obiettivo di abbattere i prezzi dei beni alimentari nell’area domestica.
Infine da sottolineare il rallentamento della corsa degli investimenti e della produzione industriale dovuti probabilmente ad un deludente andamento del settore costruzioni e ad una maggiore difficoltà di ottenere prestiti.
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