L’agenzia di rating Fitch ha deciso di tagliare il rating della Spagna di ben tre notch a BBB da A. L’outlook per i prossimi trimestri resta negativo. La notizia del downgrade sulla Spagna arriva proprio nel giorno in cui le tensioni sullo spread spagnolo si erano nettamente allentate, tanto che il differenziale tra il Bonos decennale e il pari scadenza tedesco aveva chiuso sotto 470 punti base mentre qualche giorno fa aveva sfondato area 540. Secondo Fitch il declassamento riflette i probabili costi che dovrà presto affrontare il governo per ristrutturare e ricapitalizzare le banche.
Secondo Fitch, il costo del salvataggio del settore bancario dovrebbe aggirarsi tra i 50 e i 60 miliardi di euro. Si tratta di una cifra vicina al 6% del prodotto interno lordo. Tuttavia, nel peggiore dei casi, il costo totale potrebbe salire addirittura fino a 100 miliardi di euro. Le finanze pubbliche dovrebbero deteriorarsi sempre più e il paese non dovrebbe riuscire a centrare gli obiettivi previsti dal fiscal compact europeo. Gli analisti di Fitch stimano che il rapporto debito/pil possa salire fino al 95% entro il 2015.
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La recessione attualmente in corso dovrebbe durare per tutto il 2012, ma anche per il 2013 quando si stimava invece una lieve crescita economica. A pesare sul drastico taglio del rating è la forte vulneraabilità al rischio contagio dalla Grecia e la bassa flessibilità finanziaria del governo Rajoy. Secondo Fitch, il ristretto spazio di manovra fiscale non permetterà alla Spagna di intervenire decisamente per ricapitalizzare adeguatamente le banche.
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Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che finora la Spagna non ha presentato nessuna richiesta formale di aiuti, ma “se la Spagna chiederà aiuto lo avrà”. Intanto, anche l’Onu lancia l’allarme sulla zona euro, dopo che anche Obama e Bernanke avevano manifestato le loro preoccupazione sulla crisi dell’euro. Secondo l’Onu “la situazione in Italia e in Spagna costituisce il rischio maggiore per l’area euro” e le politiche di austerità “fanno sprofondare ancor più l’economia in crisi”.