Olympus Corporation potrà mantenere ancora per qualche tempo la propria quotazione presso il Tokyo Stock Exchange, almeno fino a quando non sarà fatta chiarezza in merito ai recenti scandali: in particolare, il colosso giapponese deve assolutamente riformare il proprio management se è ancora intenzionato a far parte del listino asiatico. C’è comunque da dire che la decisione finale spetterà alla stessa borsa nipponica, la quale si è riservata del tempo fino alla fine di questo mese. La società in questione, celebre per i propri apparecchi ottici e fotografici, è entrata nell’occhio del ciclone a causa di alcune rivelazioni che nel corso del 2011 hanno messo in luce le grosse perdite nascoste per circa un decennio.
In aggiunta, sono anche stati redatti dei falsi comunicati finanziari. Un ente investigativo del Tse sta concludendo la propria indagine a tal proposito attraverso interviste e colloqui approfonditi e accurati con i dirigenti e altri soggetti che sono a vario titolo coinvolti nel caso. Nel caso di un delisting, ipotesi non troppo remota, gli azionisti dovrebbero sopportare un vero e proprio fardello, ma i fatti sono chiari e inequivocabili. Tra l’altro, un altro obiettivo della piazza giapponese è quello di condannare Olympus con una multa di ben dieci milioni di yen; inoltre, si sta anche pensando a contrassegnare il titolo relativo con la dicitura “on alert”, anche perché la presenza dello stesso è una sorta di danno all’immagine per l’intero mercato.
Il delisting sarebbe allora una realtà concreta e non terrebbe in alcun conto il miglioramento della gestione aziendale e dei sistemi di controllo da implementare nei prossimi tre anni. L’investigazione ha già appurato che le perdite venivano coperte nel più stretto segreto. Tra l’altro, fatto ancor più grave, nel caso in cui queste stesse perdite non venivano nascoste, i debiti di Olympus non eccedevano mai il valore complessivo degli assets finanziari, nonostante l’assenza di aumenti di capitale.
1 commento su “Olympus rischia il delisting dal Tokyo Stock Exchange”