Ryanair “lavora” di più, ma incassa di meno, e la colpa è della debolezza della sterlina, valuta principale di riferimento insieme all’euro per la compagnia aerea low-cost. Molti analisti danno la colpa alla Brexit per questo calo di quotazioni, ma la sterlina si era già ridimensionata da tempo, con il governo britannico in cerca di esportazioni. A farne le “spese”, la famosa compagnia irlandese, che nell’ultimo trimestre ha visto i suoi profitti scendere del 8% nonostante l’ennesimo record nel traffico passeggeri, che ha visto, sempre nello stesso trimestre, ben 28,8 milioni di persone scegliere la “Ryan” per viaggiare, aumentando del 16% il numero di passeggeri rispetto al trimestre precedente. In tutto l’anno, i passeggeri della “Ryan” sono stati 117 milioni, per un utile di 1,35 miliardi di euro. Anche la EasyJet avrebbe pagato la debolezza della sterlina, ma le compagnie aeree low-cost “viaggiano” su fatturati da capogiro, per essere delle “low-cost”. Nonostante i prezzi bassi della “Ryan”, 33 euro il prezzo medio del biglietto, l’azienda di O’Leary non conosce pause, e quest’anno ha aperto 100 nuove linee, installandosi anche a Vilnius, Praga, Bucarest, Amburgo e Norimberga. Solo nell’ultimo trimestre del 2016, nonostante il “problema” pound, l’utile è stato di 95 milioni di euro. Tariffe ancora più basse, per combattere il calo della sterlina, e viaggi sempre più “scomodi”, che però non fermano la voglia di viaggiare del “popolo Ryan”.