Il titolo Facebook continua a far male al Nasdaq e anche ieri ho chiuso con un corposo calo del 2,96% a 26,9 dollari. Ieri le azioni del social network hanno aggiornato i minimi storici a 26,44 dollari, cioè il 43,7% in meno rispetto al prezzo dell’Ipo che era stata fissata a 38 dollari. Dopo un iniziale ottimismo prima dl collocamento in borsa, gli analisti finanziari hanno rivisto le loro valutazioni sul colosso dei social media di Menlo Park e ora sono piuttosto negativi sulle prospettive di breve periodo.
Secondo Sanford C. Bernstein, le azioni Facebook faranno peggio del mercato per cui il rating assegnato al momento è “underperform”. Il giudizio è negativo e le previsioni di prezzo sono leggermente più basse rispetto ai valori correnti. Secondo Bernstein il target price di Facebook è 25 dollari. Secondo l’analista di Bernstein, Carlos Kirjner, “è difficile sostenere oggi che bisogna tenere il titolo”. Lo scetticismo regna sovrano, tanto che dal giorno del debutto – avvenuto il 18 maggio scorso – la capitalizzazione di borsa di Facebook è passata da 104 miliardi a 57 miliardi di dollari.
► MORGAN STANLEY HA GUADAGNATO 100 MILIONI DI DOLLARI DAL CROLLO DI FACEBOOK IN BORSA
Dai top assoluti toccati il primo giorno di quotazione a 43,1 dollari, Facebook ha perso fino al 63% del proprio valore. Da un punto di vista tecnico il trend ribassista resta solido e potrebbe portare i prezzi fino a 20 dollari nelle prossime settimane. L’inversione della tendenza potrebbe esserci soltanto in caso di chiusura giornaliera sopra 30 dollari per azione.
► FACEBOOK POTREBBE ABBANDONARE IL NASDAQ
Intanto la società guidata da Mark Zuckerberg vuole conquistare gli utenti under 13, chiaramente sotto il controllo dei genitori, aprendo la strada a forti polemiche sulla privacy. In realtà questa nicchia di utenti già conta 7,5 milioni di under 13 e 5 milioni di under 10. Jeff Chester del Center for Digital Democracy ha lanciato una pesante critica a Facebook, accusando la società di Menlo Park di voler “usare i giovanissii per accrescere la revenue”.