L’Asta BTP a 10 anni del Tesoro è stata archiviata positivamente, anche se è davvero impossibile parlare di un pieno successo. Nonostante una domanda positiva e un rendimento che è dato in calo rispetto a quello che aveva contraddistinto le precedenti sessioni di collocamento dei titoli del debito pubblico, infatti, è indubbio rilevare come il Tesoro si aspettasse di più da questa asta di fine gennaio, soprattutto per quanto concerne il rendimento decennale dei titoli offerti.
Maggiormente nel dettaglio, il Ministero dell’Economia ha reso noto di aver collocato titoli decennali per 2 miliardi di euro a fronte di una domanda ben superiore, pari a 2,85 miliardi di euro. Il rendimento del titolo decennale è così sceso a quota 6,08 punti percentuali rispetto ai 7 punti percentuali della precedente asta di dicembre: un corposo passo indietro, dunque, anche se la maggior parte degli analisti (probabilmente, anche quelli interni al Tesoro), auspicava un calo del rendimento al di sotto della soglia del 6%.
Positive le reazioni da parte degli osservatori internazionali, che attribuiscono la “colpa” del mancato calo al di sotto dei 6 punti percentuali di rendimento alle turbolenze europee (provenienti fondamentalmente da Grecia e Portogallo) che hanno condizionato negativamente le recenti sessioni sul mercato obbligazionario del vecchio Continente.
Oltre all’influenza negativa di quanto avvenuto in Grecia, a pesare sul trend dei titoli di Stato italiani è stato ancora il fitto calendario di emissioni che coinvolgerà i mercati nei prossimi giorni. Ad esempio, domani la Germania aprirà un’asta con titoli a 5 anni per un totale di 5 miliardi di euro, mentre nella giornata successiva di giovedì sarà la volta del reperimento di risorse da parte di Francia e Spagna (la prima con bond tra i 6 e i 10 anni, per un totale di 8 miliardi di euro, la seconda con bonos con scadenza tra il 2015 e il 2018 per un totale di 6,5 miliardi di euro.