Intesa SanPaolo è pronta ad intervenire per il salvataggio della “parte buona” delle banche venete: è infatti pronta ad acquistare ad un prezzo simbolico quelli che sono tutti lati positivi e dai quali trarre guadagno appartenenti a Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ma conviene allo Stato e agli italiani?
La risposta è: non proprio. L’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo e alcune passività dei due istituti ma non l’intero blocco. Questo significa che tutti i crediti deteriorati rimarrebbero invenduti e con molta probabilità accaparrati dallo Stato che si troverebbe a dover far fronte perlomeno ad una spesa di 1,2 miliardi di euro: gli stessi, guarda caso, che la Comunità Europea richiede per dar modo di evitare il bail in e la liquidazione delle banche.
Insomma quella della banca più forte sul territorio italiano è una proposta che va totalmente a suo favore, sebbene all’interno dell’insieme vi sia il ricollocamento di tutto il personale in modo non traumatico. Con l’offerta presentata ieri a margine del Consiglio di Amministrazione infatti, non vi sarebbe bisogno per la stessa nemmeno di una ricapitalizzazione per acquisire le banche venete visto che, con la formula della bad bank, l’acquisto avverrebbe in pratica ad 1 euro..
E se tale soluzione è immediatamente stata sposata da sindacati e dal governatore del Veneto Luca Zaia, il Ministero del Tesoro dovrebbe pensarci un pochettino di più prima di appoggiare una simile conclusione per problema delle banche venete. Un simile agire porterebbe infatti ad una spesa maggiorata posta sulle spalle degli italiani della quale gli stessi non hanno bisogno. Non solo: in questo modo anche tutti coloro che hanno delle obbligazioni emesse dai due istituti rischierebbero di non riavere nemmeno ciò che hanno investito.