Italia, Germania, Gran Bretagna, Austria, Francia, Finlandia, Svezia e Olanda: sono queste le otto nazioni europee che non hanno espresso la loro approvazione nei confronti del bilancio comunitario, richiedendo a gran voce delle modifiche, in particolare un taglio importante delle spese per il periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Si è trattato, quindi, di una iniziativa congiunta e che è stata resa nota a Bruxelles mediante un’apposita lettera in cui sono state messe in luce le future prospettive economiche e finanziarie. Il Consiglio Affari Generali non ha potuto che prendere atto di questa posizione così decisa; in effetti, è stato ribadito che il momento storico attuale è caratterizzato da sforzi finanziari molto impegnativi da parte degli stati per fornire un adeguato sostegno al Vecchio Continente, dunque si deve tenere conto anche di questo elemento quando si stimano le spese pubbliche.
Secondo gli otto paesi, quindi, le proposte comunitarie sono eccessive e troppo alte. Nel dettaglio, gli impegni richiesti sono pari a 1.025 miliardi di euro, una somma che rappresenta poco più dell’1% del prodotto interno lordo dell’intera Unione Europea, mentre i pagamenti complessivi sono stati fissati in altri 972 miliardi di euro. Il bilancio europeo potrebbe di conseguenza subire degli aggiustamenti. Un’ulteriore richiesta delle nazioni in questione è quella di coprire le spese in maniera trasparente attraverso le prospettive finanziarie: questo vuol dire che progetti come Iter, Galileo e il tanto discusso Fondo per l’aiuto alla globalizzazione sono sostanzialmente bocciati e ritenuti inopportuni in questo momento.
Il sottosegretario agli esteri del nostro paese, Alfredo Mantica, ha precisato che questa partecipazione italiana al gruppo che richiede la riduzione è perfettamente coerente con quanto si sta facendo per il bilancio di casa nostra. Tra l’altro, bisogna ricordare che il gruppo in questione è composto da questi otto paesi, ma essi beneficiano anche del supporto informale da parte della Danimarca.
1 commento su “Bilancio Ue 2014: bocciatura da otto paesi”