Gli uffici di Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa sono stati perquisiti ieri dalla Guardia di Finanza su richiesta del pm Alfredo de Robledo. La vicenda inizia tre anni fa. Nel 2005 il Comune di Milano lanciò un prestito obbligazionario da 1,7 miliardi con un tasso fisso al 4,019 per cento. In quel periodo i tassi variabili erano più bassi di quelli fissi e il Comune e le banche decidono di trasformare il 4,019% in un tasso variabile con dei contratti derivati. Il tasso comunque non avrebbe dovuto mai superare il 6,19% (“cap“) e mai scendere al di sotto del 3,48% (“floor“). Vennero fissati quindi, il limite massimo e minimo sopra e sotto i quali il tasso d’interesse, diventato variabile, non poteva andare.
Già questo aveva attirato diverse critiche perché entrambi i limiti sono decisamente elevati. Dopo di ciò le quattro banche ricontrattano questi strumenti finanziari più volte. La prima rinegoziazione avviene solo tre mesi dopo, a settembre 2005, quando viene aumentato sia il “cap” sia il “floor”. La seconda è di marzo 2006. Poi si rinegozia a maggio. E poi ancora a ottobre 2006. Nel giugno del 2007: il Comune ottiene una serie di benefici, ma porta il “floor” al 4,22%: il minimo di quel momento (4,22%) è addirittura superiore al tasso fisso del 2005 (4,019%). Sino ad oggi però, mentre le banche hanno incassato lauti guadagni, il Comune di Milano accusa una forte perdita potenziale.
L’ipotesi investigativa è di truffa aggravata: il Pm, in sostanza, intende verificare se alcuni banchieri di questi quattro istituti abbiano approfittato delle loro capacità tecniche per raggirare il Comune di Milano e vendere derivati sfavorevoli sin dall’inizio.