Il tasso di disoccupazione in Italia ha sempre destato preoccupazione, soprattutto nel Meridione, dove un impiego risulta sempre più difficile da trovare, soprattutto per chi ha dei titoli accademici. E purtroppo chi il lavoro ce l’ha quest’anno rischia di perderlo. Nel 2011 saranno 88mila (87.700) i posti di lavoro che andranno persi nelle aziende con almeno un dipendente. Ci sarà quindi un calo dell’occupazione dello 0,7%, meno della discesa dell’1,5% del 2010 ma ancora in perdita. La proiezione è del centro studi di Unioncamere, l’Unione delle camere di commercio, si tratta quindi di un’ipotesi nel futuro, e non si specificano alcuni dati, come per esempio i posti di lavoro già persi.
Secondo le stime di Unioncamere, 58.800 saranno i posti persi nell’industria, quasi 29mila nel solo settore delle costruzioni, mentre 28.800 saranno i posti persi nei servizi: ci saranno in meno 5.600 dipendenti in alberghi, ristoranti e servizi turistici e 6 mila in meno nel settore trasporto, movimentazione merci e logistica. Al contrario, nel settore dei servizi avanzati (web technology, information) ci saranno 1.500 assunzioni. Le maggiori perdite si avranno al Sud, purtroppo nel Meridione andranno persi 41.200 posti, 19.300 nel Nord Ovest, 10.600 nel Nord Est e 16.600 al Centro.
La disoccupazione desta preoccupazioni anche nel resto d’Europa: in questi giorni in Gran Bretagna l’impennata della disoccupazione ai massimi da oltre due anni si è aggiunta all’aumento dell’inflazione, al rallentare della crescita del Pil, al calo della produzione industriale il tutto in una situazione che é di certo poco rassicurante. Perfino la Banca d’Inghilterra, finora strenuamente ottimista sulla ripresa, ormai prevede che i tassi d’interesse non saliranno dai minimi attuali dello 0,5% e rimarranno bloccati a tale livello per almeno altri due anni.
È probabile che la recente tempesta sui mercati finanziari – ha sottolineato Azad Zangana, economista di Schroders a Londra – danneggi la fiducia delle imprese facendo rinviare gli investimenti e quindi rallentando la ripresa dell’occupazione. Per questo abbiamo ridotto le nostre previsioni sul Pil per la seconda metà dell’anno.
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