Dopo Inghilterra e Spagna anche l’Italia interviene con un proprio piano. Il Consiglio dei ministri svoltosi ieri a palazzo Chigi ha infatti predisposto delle misure a garanzia della solidità delle banche e a garanzia dei conti correnti dei cittadini. Evitare il fallimento delle banche non è tuttavia il primo obiettivo: la mossa del governo è indirizzata prima di tutto a riportare fiducia in un sistema che rischia di essere paralizzato dalla paura. Il fondo da 20 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche, cosa di cui si erano sentite voci nel pomeriggio di ieri, non esiste; tale ipotesi è stata infatti smentita direttamente dal ministro Tremonti al termine della conferenza stampa. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che prevede una procedura da seguire nel caso in cui una banca si trovi ad affrontare problemi di liquidità: la banca in questione si rivolge alla Banca d’Italia la quale valuta la necessità di effettuare un aumento di capitale; a questo punto si cercano azionisti privati e se non si trovano interviene lo Stato.
Lo Stato acquisterebbe azioni privilegiate prive del diritto di voto in modo da evitare ogni forma di nazionalizzazione. Tuttavia l’ipotesi di intervento resta remota in quanto le banche italiane sono solide e sembra impossibile che si trovino ad affrontare crisi di liquidità. Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha infatti aggiunto:
«Il sistema bancario italiano è solido. Ma i riflessi della crisi Usa stanno arrivando anche da noi, e in questa situazione dobbiamo preparare le armi, che si spera di non dover usare. Il decreto si fa per prudenza».
Il decreto contiene poi una estensione della garanzia sui conti correnti dei cittadini. Superando la cifra minima stabilita in sede europea (50’000€) il Tesoro garantirà depositi fino a 100’000€. L’impegno preso dal Tesoro si affianca a quello già preso dalle banche con il fondo interbancario a tutela dei depositi (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Intanto ieri della situazione italiana ha parlato anche il Fondo Monetario Internazionale il quale nella ultima edizione del World Economic Outlook ha previsto che il nostro paese affronterà due anni di recessione. In particolare il PIL italiano è previsto in calo dello 0,1% nel 2008 e dello 0,2% nel 2009. Questa stima risulta ancora più amara se notiamo che l’ Italia si conferma fanalino di coda dell’area Euro, le economie degli altri paesi europei dovrebbero infatti riuscire a crescere nonostante la crisi. Farà peggio del nostro paese solo l’Irlanda, la quale viene però da anni di crescita sostenuta. Brutte notizie anche dal fronte inflazione, vista al 3,4% nel 2008 e all’1,9% nel 2009. Deve comunque essere sottolineato che in questo momento fare previsioni attendibili sull’andamento dell’economia da qui a due anni risulta impossibile. In questi giorni lo scenario resta del tutto confuso, spoglio di ogni certezza.
Articolo dettagliato, chiaro e preciso. Complimenti!