Quanto pesa per l’Italia il conflitto sul Mar Rosso attualmente attivo tra i ribelli Houthi dello Yemen e Stati Uniti e Gran Bretagna? Molto di più di quello che possiamo pensare.
Reazione occidentale agli attacchi alle navi dei ribelli Houti
In questi giorni, in seguito ad attacchi di diverso genere perpetrati a lungo dai suddetti ribelli alle navi sul Mar Rosso, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno deciso di rispondere al fuoco. Bombardando tra il l’11 e il 12 gennaio almeno 60 obiettivi strategici presenti nello Yemen.
Si parla di zone controllate dalla maggioranza houthi che, dal 2011, ha fatto sentire la sua presenza non solo nello Stato sopra citato ma anche in generale nell’area mediorientale. Gli stessi ribelli che nel 2015 hanno dato il via a una guerra civile che ha fatto oltre 110.000 vittime, destituendo l’allora presidente Rabbih Mansur Hadi.
Se lo Yemen si è andato pian piano quietando nonostante la mancanza di democrazia, non hanno fatto i ribelli Houthi. I quali hanno iniziato a infastidire il traffico marittimo sul Mar Rosso. Come altri paesi l’Italia ha interessi nella zona, dato che parliamo di intenso traffico merci internazionale. E proprio in questo posto o meglio nel Golfo di Aden che collega il Mar Rosso e il Mar Arabico che passano la maggior parte delle merci provenienti dal Pakistan, dall’Iran e dall’India verso l’Europa.
I ribelli hanno iniziato durante Natale 2023 ad attaccare in maniera sistematica. La speranza è che con la risposta occidentale comprendano il messaggio e fermino gli attacchi. In generale, valutando la situazione, è impossibile non notare come una possibile escalation potrebbe causare danni a chiunque in Europa e quindi anche all’Italia.
Quanto costerebbe all’Italia
Noi non abbiamo partecipato al raid ma le conseguenze sul commercio marittimo internazionale ci colpiscono in pieno. Non è un caso che l’Italia sia in prima linea nella missione europea denominata Atlanta per combattere la pirateria sul Mar Rosso. Tra gli interessi totali, pari a 154 miliardi di euro, dell’import ed export marittimo della zona c’è anche il 40% del commercio via nave dell’Italia.
Ed è per questa ragione che l’Italia partecipa alla missione europea con la sua nave Federico Martinengo, dotata di un arsenale umano e militare all’avanguardia. Se il conflitto dovesse avere un’escalation, di qualsiasi tipo, bisognerebbe trovare un passaggio alternativo per le navi commerciali.
E questo rappresenterebbe maggiori spese e difficoltà di approvvigionamento per specifici beni. E anche per l’Italia il conto da pagare sarebbe molto salato. E si andrebbe ad aggiungere un contesto di difficoltà di non semplice gestione. Questo, ovviamente, al netto delle problematiche geopolitiche legate ad allargamenti degli scontri.