Un’analisi condotta dal gruppo di studio Bruegel di Bruxelles pone l’accento sulle mosse Ue e sui loro effetti in relazione all’economia del Vecchio Continente.
In soldoni, l’austerity fa più male che bene.
L’Europa ha salvaguardato gli interessi degli anziani, piuttosto che quelli dei giovani. Questa è la stoccata proveniente dal Belgio:
Ha salvato le banche e concesso sgravi fiscali alle imprese, ma ha aumentato il carico fiscale medio per tutti gli altri. Inoltre, ha fatto pressioni per l’introduzione di politiche di austerity sui conti pubblici anche in quei paesi in cui non era necessario né urgente per la salvaguardia dei conti pubblici. La conseguenze? Un aumento generalizzato della povertà e della disoccupazione in seguito alle politiche che hanno penalizzato la crescita economica, oltre a un aumento del divario tra le nazioni del Nord e del Sud dell’Europa.
Il rapporto del gruppo di studio ha osservato nei dettagli i costi della linea di austerity adottata nell’Ue per affrontare la crisi. Secondo Bruegel, L’Europa si trova davanti grandi sfide legate alla povertà, alla disoccupazione alla polarizzazione tra Nord e Sud che intacca le condizioni di vita dei suoi cittadini e impatta in maniera negativa sulla crescita economica nel medio e lungo termine.
Nel contempo, secondo gli studiosi il consolidamento di bilancio ha acuito i disagi sociali. Nei paesi vulnerabili non vi era alternativa al consolidamento fiscale, ma nella maggior parte dei paesi europei e a livello aggregato in tutta l’Unione, il consolidamento è stato prematuro” rispetto al ciclo economico. La spesa sociale è stata ridotta rispetto ad altre categorie di spesa, ma i costi per le casse dello Stato per il salvataggio delle banche sono stati molto alti. Inoltre, mentre gli interventi fiscali hanno favorito la creazione di posti di lavoro il carico fiscale generale è diventata maggiore.