Il petrolio scivola scende sotto i 91 dollari, il prezzo più basso di tutto il mese, spinto dalla paura che il rallentamento dell’economia statunitense possa influenzare in negativo la domanda di greggio. L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha però scelto di lasciare invariate le stime sulla crescita della domanda mondiale di petrolio per quest’anno, a +2,3%. Nel suo rapporto mensile l’AIE stima una domanda globale di 87,8 milioni di barili al giorno, con un aumento di 2 milioni di barili rispetto al 2007.Non è improbabile però che l’AIE riveda le sue stime in seguito, una volta valutata l’entità del rallentamento economico statunitense da parte del Fmi e dell’Opec.
A favorire il calo del prezzo del greggio i dati negativi sulle vendite Usa di dicembre. La notizia dell’inversione di tendenza nel costo dell’oro nero arriva proprio nel giorno in cui il Presidente degli Stati Uniti, in visita in Arabia Saudita, invoca l’intervento dell’Opec, l’organizzazione dei paese produttori, perchè aumenti la produzione. Un aumento delle immissioni di petrolio sul mercato ne favorirebbe il calo dei prezzi, in vista di una minore domanda. In risposta alla richiesta di Bush, il Ministro del Petrolio ha risposto brevemente che l’aumento di produzione avverrà quando il mercato lo richiederà.
Sulla stessa scia anche le dichiarazioni del Segretario Generale dell’Opec, Abdullah al-Badri, il quale ha confermato che il cartello dei paesi produttori è pronto ad umentare i rifornimenti, ma solo nel caso che il mercato lo richieda. Al momento inoltre non ritiene che le scorte globali abbiano raggiunto livelli preoccupanti, in quanto rientrano nella media degli ultimi 5 anni. L’Opec contribuisce per circa un terzo alla produzione mondiale di greggio e si riunirà il prossimo 5 febbraio in un meeting per valutare se apportare dei cambiamenti dal mese di marzo.
La paura del presidente Bush è che l’alto prezzo del greggio possa danneggiare ulteriormente la già provata economia statunitense. D’altra parte il calo della domanda staunitense dovrebbe essere compensato secondo le previsioni dai maggiori consumi dei paesi asiatici e mediorientali, che già in precedenza erano stati tali da richiedere una revisione al rialzo delle stime per il 2007.
via|La Repubblica